sabato 14 gennaio 2012

Coraggio Fra Cristoforo, pardon, Pier Luigi Celli (probabile futuro presidente dell’Enit?)

Chissà se anche Pier Luigi Celli se ne va in bicicletta tra il Tigri e l’Eufrate, e magari col Piero Gnudi.

Perché dico questo?
Semplice, è notizia di qualche giorno fa e recentemente apparsa anche sui quotidiani del web, che Pier Luigi Celli (si presume) sarà il prossimo presidente dell’Enit in sostituzione di Matteo Marzotto, l’ente “comandata” dal ministro del turismo (Piero Gnudi).
Sembra infatti che questa prerogativa ciclica dia i suoi bei risultati.

Ciclica uno, intesa come ricorrente, perché ormai è una consuetudine ben oleata fornire “lavori” a conoscenti che del nuovo incarico non ne capiscono una benemerita mazza.
Ciclica due, intesa come “pedalare insieme”, perché qualcuno se n’è già appropriato l’eventuale utilità, vedi Lorenzo Sassoli de Bianchi, che avendo trascorso qualche metro sulle invidiabili strade di quei posti col Gnudi, adesso (forse) ne accampa dei favori cittadini (Bologna).

Pier Luigi Celli è stato una miriade di cose e col Gnudi hanno in comune il recente passato in Unicredit ed Enel.
Toh, guarda un po’!
Ma se cerchi un qualcosa sul turismo, ebbene, lascia stare che tanto non trovi niente.

Anzi un qualcosa lo trovi, ad onor del vero, poiché quando diventò direttore generale della Rai impose a sua moglie di lasciare il suo posto di dirigente della Fiavet, la federazione delle agenzie di viaggio, che aveva rapporti con viale Mazzini.

Beh, in questo caso era meglio metterci la moglie alla presidenza dell’Enit, almeno se ne capiva di già, o no?
Celli nel frattempo si divertì a lanciare provocazioni, e tra le ultime apparve sulle pagine di La Repubblica una lettera aperta a suo figlio Mattia, in cui lo invita ad andarsene da quest’Italia incancrenita che premia il mediocre e non il merito.
I più critici grugnirono: «Ma perché non se ne va lui?».
Lui spiegò: «Volevo solo far parlare del futuro dei giovani».
Lo stesso Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano disse ...
E questo del Pier Luigi Celli alla presidenza dell’Enit n’è il più classico degli esempi italiani.
Quando si dice il caso, neh?

I suoi cavalli di battaglia sono sempre stati, o almeno se ne imbottisce la bocca, questi: “Rifondare la classe dirigente nazionale è possibile solo a condizione di partire dalle fondamenta: cioè dall’istruzione, dalla formazione, dall’educazione. In una parola, dai giovani”.
Infatti il Celli è del luglio ’42.

Come pure ciò che è tratto dal suo libro “Coraggio Don Abbondio”, che si potrebbe definire una raccolta di racconti e di brevi saggi, di “scritti vari”, come si usava chiamarli un tempo.
E dove si raccontano delle storie di direttori (di giornali, o di aziende pubbliche e private: non fa molta differenza) in disgrazia o in età avanzata, che cercano con ogni mezzo e ogni umiliazione di salvare la testa dal ceppo dell’inevitabile taglio.

Storie di generali (di qualsiasi Arma: non fa molta differenza) dalla carriera perfettamente burocratica, come un pugile che fosse diventato campione europeo senza essere mai salito sul ring. Classe dirigente italica allo stato puro (anche la madre Badessa de Il cuore della Superiora lo è), con le sue poche virtù e i suoi numerosissimi vizi.
Tutti raffigurati, però, nel momento in cui la parabola comincia a discendere, all’inizio della caduta.
Smarriti, impauriti, angosciati.
E circondati da una pletora di consulenti: gli onnipresenti, terrificanti, strapagati consulenti.
Molto più che una categoria professionale.
Una razza, si potrebbe dire, al vertice della scala evolutiva nella giungla dell’Italia di oggi.

Bene, detto questo, non mi resta altro da fare che augurare un buon lavoro a Pier Luigi Celli (almeno è l’augurio per il mio stanco fegato che di “quelli” non ne può più) e … Comandare è fottere, neh?

P.S.: Ma di metterci (Enit) qualcuno che di turismo (marketing) se ne capisca un po’ … ?

2 commenti:

  1. @Sergio

    E' mai possibile che in quelle posizioni non ci vada mai nessuno che capisca il settore per cui si occuperà???

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