lunedì 3 febbraio 2014

Tutte le Province della Sardegna: arrivi, pernottamenti e spesa dei turisti stranieri (gennaio - ottobre 2013)

Dati e statistiche si possono manipolare per tentare di “dimostrare” questa o quella tesi, ipotesi o preconcetto.

Ma è ancora più frequente che si tratti di errori o superficialità di cose citate o riferite senza verificarne l’attendibilità o il significato.
Non è raro che siano in gioco tutti e due i fattori (deformazioni consapevoli e stupidaggini involontarie) con conseguenze che sarebbero comiche se non fossero pericolose.

Lewis Carroll, “al secolo” Charles Dodgson, non scriveva solo le ambigue favole di Alice.
Era un matematico e questa è una sua osservazione: «Se vuoi ispirare fiducia, dai molti dati statistici. Non importa che siano esatti, neppure che siano comprensibili. Basta che siano in quantità sufficiente».
E gli stolti solitamente ci cadono ... solo che è un danno tremendo ... e vediamo il perché.

Diceva Winston Churchill: «le sole statistiche di cui ci possiamo fidare sono quelle che abbiamo falsificato».
Si vince con le statistiche avendo informazioni migliori, più attendibili e perciò più utili.
Ma non basta avere dati.
Si tratta anche, o soprattutto, di saperli capire e gestire.

I dati possono essere generati e interpretati in modi diversi, spesso portando a risultati intenzionalmente ingannevoli o sbadatamente deformanti.
Accade spesso che un dato, una notizia o un’opinione, arbitrariamente o incautamente pubblicata da uno, sia ripresa acriticamente da altri e abbia un’enorme diffusione senza alcuna verifica sull’attendibilità della sua origine.

Talvolta una “bufala” può sopravvivere per millenni (per esempio non c’è mai stata alcuna prova attendibile che Nerone avesse incendiato Roma … o che quest’anno in Sardegna il turismo sia andato bene).
C’è un’efficace sintesi di questa sindrome in un’osservazione di Alessandro Manzoni. «Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune».

Insomma dalle statistiche del turismo si può e si deve imparare.
Ma ce ne sono troppe sbagliate, ingannevoli o male interpretate.
E queste della Bankitalia (ved. immagini) sono forse quelle più autorevoli e veritiere nel panorama italiano (secondo me).

Quindi per evitare di essere confusi o imbrogliati non occorre avere una laurea in matematica o conoscere in profondità i complessi fattori della significatività statistica, ma basta sapere che prima di fidarci dei numeri è meglio capire se hanno un senso e, se ce l’hanno, quale può essere un credibile significato.

Inoltre i dati e le statistiche sono una cosa terribilmente seria e, se usate bene, sono uno strumento di notevole utilità.

Lo sa per esperienza chi, come me, si è trovato molte volte a doversene servire per motivi di studio e di lavoro.
E poiché ne deve trarre conseguenze significative, è costretto a capire come funzionano, e perciò ad approfondire l’origine e la natura dei dati.
Spesso scoprendo che il significato è molto diverso da quello che sembra (o che i numeri sono privi di significato ed è necessario non tenerne conto per non cadere in pericolosi errori).

In poche parole, da questi dati sulla Sardegna, si può facilmente evincere che qualcosa non va e che ci sia abbastanza da fare (prima di tutto) per implementare questo settore in quella meravigliosa isola e, senza neanche tanta fatica.

Perché per prima Regione ho scelto proprio la Sardegna? (poi seguiranno tutte le altre)

Beh, è una di quelle Regioni a cui tengo particolarmente, vuoi per il motivo che è di una bellezza inaudita e perché dispone di un mare che lo stesso Jacques Cousteau descrisse molteplici volte nel modo più genuino nella sua enciclopedia "Pianeta Mare".
E se lo diceva lui ... e poi perché quell'isola la sto studiando da mo  ... ma qui andremmo alle calende greche e di regalare sul web ... non mi va proprio.












10 commenti:

  1. @Luciano

    Credo che ben pochi possano capire l'utilità di quei dati.

    Come penso che la maggior parte li menzionerà come buoni o produttivi.

    Ma lasciamoli fare che tra qualche anno lo capiranno.

    :-DDDDD



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  2. @Anonimo e Sergio


    Infatti.

    Ho appena letto il commento anonimo, o presunto tale, di un anonimo su facebook.

    E' che per il momento "chillullà" va per la maggiore e qualsiasi cosa posti gli arrivano un sacco di "I like".
    E al giorno d'oggi è quello che conta non non di certo 44 anni di mestiere in questo settore.

    Lasciamoli fare, per carità.

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  3. Per quanto riguarda il testo del post mi sono riferito alle parole di Liverani che in materia è il massimo nel panorama italiano.
    Ma si vede che quello ne sa di più.

    Povero illuso e poveri acciaccatori di illusioni perdute.

    Gran brutta bestia i social che ...


    :)

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  4. A chi ti riferisci quando dici -ho letto il commento di un anonimo ...-?


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  5. E' sufficiente tenere le loro non buone considerazioni in merito a questo post.......... e il prossimo anno lo si ripropone con i nuovi dati e quello che hanno scritto o detto.

    :))))

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  6. @Francesco

    Ha ha ha, già fatto e scommetto che lo sapevi, neh.


    :)

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  7. Visto



    :))) ma è tutto anonimo.
    Come fai a sapere che parla di te?

    :((((

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  8. Tutta "colpa" di un commento e del suo IP.

    :)

    Poi dopo tre minuti quelle parole su Twitter ed il gioco è fatto.

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