sabato 31 luglio 2010

La famiglia Brambilla in vacanza o è una missione di mer ....ito

Plin plin !!!
Segh'è?
"la ministra brambilla in vacanza!"

Dunque, vediamo di ricapitolare.
La Brambilla se ne va in vacanza in Francia e dal pulmino (bianco) che probabilmente è partito da Calolziocorte (Lecco), per delle ore, viene scaricato l’inimmaginabile; bagagli, biciclette, lampade, sdraio e perfino i climatizzatori che vengono accomodati al 5° piano del Victoria Palace” sulla Promenade du Soleil a Menton.
La casa è del suo papà (credo), acquistata nel ’98 (credo) e che ogni “si può” hanno visto la presenza della futura ministra,.
Non il “vicolo corto” o quello “stretto” del Monopoli, per carità, ma qualcosa che assomiglia a Piazzale Vittoria, e se ci cadi dentro (calpesti le aiuole), non devi pagare o andare in "galera"; no, devi pulirti le suole delle scarpe o dei sandali perchè ... ma questo lo vediamo dopo.
Comunque, niente di male, ognuno le vacanze le fa dove vuole e può, ma soprattutto servono per ritemprarsi dal duro (?) lavoro, ed è giusto che tutti n’abbiano a fare.
Se nonché la gentile signora poco tempo prima (un anno e anche più), cominciava a incitare gli italiani a frequentare lidi, colline, città e montagne del proprio Paese per incrementare le esanime casse statali.
Al richiamo poi si univa anche il suo Presidente attraverso la cortese e suadente voce sui video di Italia.it, e l’ululato si ampliava anche sul web e sulle TV.
Comunque voce o non voce, la “Sciura” Michela veniva colta in fragrante aggirarsi nelle Promenades in loco da un inviato della “press”, a cui prontamente rispondeva: “Sono in missione (week end) per valorizzare e copiare l’innovazione che altri governi hanno dato alla salvaguardia degli animali domestici”.
Perbacco e baccone, nonché corpo di centomila balene, alla moda di Captain Miki (un fumetto degli anni ‘50/‘60/ e ’70); un week end con tutta quella “roba” che hanno scaricato dal van (bianco)?
Vabbè, si sa, alle donne (per fortuna non tutte) piace avere con se tutta la casa quando si spostano in missione per uno o due giorni.
C’è da chiedersi che cosa avrebbe portato nel qual caso intendeva fermarsi una settimana o poco più?
In ogni caso e ammesso che sia, cosa c’è da imparare da un posto che si frequenta da più di dieci anni; forse che l'inghippo o lo studio provenga dalle aiuole di fronte a quella casa che “offrivano” spesso delle defecazioni dei cani della Brambilla (?), che “qualcuno” (chi l’accompagnava) incautamente “dimenticava” poi di pulire a cose fatte?
Quel tanto che "forse" gli stessi condomini e vicini, avevano “forse” più volte rimarcato "forse" fino a richiedere un recinto e "forse" per evitare i “bisognini o bisognoni” canini dei sopraddetti?
Che sia stata questa la missione della ministra; e vale a dire, in quanto tempo il Comune di Menton riusciva a pulire la cacca, "forse" dei suoi o forse quella degli altrui cani?
Beh, in questo caso è proprio una missione di mer ... ito!

giovedì 29 luglio 2010

La Brambilla in missione segreta?

La storia e i fatti, praticamente sono andati così:

7 lug 2010 ... Scegli l'Italia per le tue vacanze, perché è “un Paese unico, ... lo dice Michela Vittoria Brambilla.

25 lug 2010 … In vacanza non vado, sono troppo impegnata a mandare in vacanza gli altri: forse a ferragosto riuscirò a fare una puntata a Cesenatico:
Lo dice sempre la stessa che però viene “beccata” a Menton (Fr.) o se preferite Mentone, che proprio in Italia non è, e che noi già mesi prima ne avevano anticipato la sua sicura e futura presenza (qui) e (qui), in tempi non certamente sospetti.

Comunque a prescindere dall’avevo detto, di cui non mi frega proprio un bel niente, la ministra, una volta sorpresa, s’inventa (?) la scusa che è in missione per verificare “di persona” le possibili migliorie da attuare nel Bel Paese, copiando le programmatiche già esistenti in Francia e Spagna per quanto riguarda le sistemazioni turistiche degli animali.
E, ma guarda un po’, ha deciso d’intervenire personalmente per scoprire delle innovazioni “animalesche” in un posto che conosce a memoria.

Infatti è da mo che la “Signora” parcheggia le stanche ossa per ritempransi dal “duro” e produttivo (?) lavoro al residence “The Victoria Palace” sulla Promenade du Soleil a Menton; scusate Mentone, sembra più italiano.
E anticamente lo era, ma poi il “nizzardo” con la Savoia, ce li siamo giocati (regalati ai francesi) per combattere gli austriaci di Radetzky nella prima metà dell’800.
Non noi, che proprio lì (The Victoria Palace) abbiamo … dei cari amici e “qualcosa” sappiamo.
Comunque, amici o non amici, la “cosa” è ovviamente una colossale falsità e soprattutto una presa per i fondelli per coloro che magari, per agevolare le finanze dello Stato e seguire i suoi mendaci esempi, hanno si deciso di trascorrere le vacanze in Italia.
Sto parlando degli esempi che le autorità dovrebbero dare, e mi riferisco a quella bella parola che suona come “onestà” o se preferite “rispetto di se e per gli altri”, ma presumibilmente “lei” lo considera solo per “se” stessa.
Come mai la Sciura che ci ha sempre anticipato logorroicamente delle sue decisioni o il suo da farsi ben prima che questo sia attuato, in questa occasione c’informa solo dopo essere stata “beccata”?
E scusate se torno a dirlo … ma doveva per forza fare una ricerca “animalista” proprio in un posto che conosce a menadito?
Suvvia!
E quanto dura sta investigazione considerando che è sembrato più un trasloco estivo di casa Brambilla, visto che in un paio d'ore da là sopra scaricavano di tutto: bagagli, biciclette, lampade, sdraio e perfino i climatizzatori?
Ari suvvia!
Lei pare in relax più che in missione. Vestitino a fiori, occhiali da sole e fidanzato al seguito. Quell'Eros Maggioni, coetaneo e odontotecnico, che poche settimane fa il ministro con un blitz nominò all'Aci di Milano, scatenando polemiche.
Una famigliola proprio unita, dunque, a passeggio in Francia mentre l'industria turistica italiana va a rotoli e soprattutto dopo aver detto a noi: “rimanete in Italia”.
E quale migliore incarico (per i gatti e per i cani) si può svolgere lungo quelle viuzze dove tira un'aria che più parigina non si può, fra baguettes fumanti, coppe di champagne e rossi di Borgogna.
E ancora qui dove i ristoranti italiani hanno nomi del tipo Pasta al dente, la tovaglia a quadrettoni e servono il Pastis de Marseille al posto dell'Averna. Meta d'obbligo il bistrot Jack's Sab. Se a un italiano capita di passarci, il titolare lo aggancerà: «Ma lo sa chi ci viene qui a bere? La ministra italiana».
Ah si, quella che viene in missione (?), verrebbe da dire,
Ad una persona come un Ministro della Repubblica italiana, che della questione morale intende fare una bandiera, questo s’addice?
Chi reclama per gli altri la trasparenza e onestà, farebbe bene ad applicarla per primo a se stesso.

P.S.: E il popolo, ahimè, da cotanto insegnamento impara e s’adatta nella stessa misura per far carriera … e poi non chiediamoci perché in Italia va così di …..

mercoledì 28 luglio 2010

C'è del marcio in .... Italia?

C’è del marcio in Danimarca?
In Danimarca non lo so ma di sicuro qualcosa di probabilmente “avariato” nel Bel Paese c’è.
E non dico di politica, per amor del cielo, parlo del turismo nostrano, del Ministro Brambilla che è si ministro, ma non ha poteri perché il titolo V della costituzione, i poteri, li demanda alle regioni; parlo della moltitudine di Associazioni alberghiere che “nascono” ogni giorno per non si sa bene che cosa visti i risultati degli ultimi trent’anni; degli Enti preposti che sono pre posti forse per il solo motivo che qualcuno ha pensato di metterci a capo qualche “seguace” prima degli altri; dei ricercatori di mercato che forse ricercano solo il careghino per accomodare i loro flaccidi posteriori; delle scuole o Università del turismo, che nonostante non appartengano al gotha o all’elite mondiale dell’insegnamento, da pari si giudicano ma di novità ne hanno ben poche; e di molti altri ancora che probabilmente in questo comparto ci “marciano” e ci “marciscono” nel tempo (non li rimuove nessuno da lì); infine di loro, gli statistici.
Le “truppe” dei numeri statistici che presumibilmente è più opportuno definire “le trippe” dei numeri, se si considera la tortuosità dei tali.
Numeri che gira e rigira finiscono sempre per dar ragione a questo o quell’altro, sempre che siano i loro diretti superiori.
E noi?
E noi ce li sorbiamo come gelati al letame.
L’ultima in ordine d’apparizione è questa, ma poi di sicuro ne verranno delle altre; basta aspettare solo qualche ora o minuto.
Comunque, ecco da poco arrivati i dati invernali da parte di Skipass Panorama Turismo, che del loro comparto qualcosa la sanno, e si presume anche bene …

…. l’inverno 2009/2010, nel complesso, vede poche destinazioni e pochissimi operatori della montagna davvero soddisfatti.
In particolare, continua la riduzione della durata media dei soggiorni; le destinazioni turistiche montane soffrono sempre più di andamenti estremamente variabili: si va da periodi di massimo riempimento a periodi di scarsissime presenze turistiche.
L’epopea delle settimane bianche sta terminando.
La clientela che le richiede sta scomparendo; sopravvivono solo le richieste provenienti dai gruppi, soprattutto stranieri.
Il mercato italiano si sta indirizzando verso formule open, destrutturate, senza imposizioni di date e servizi: la rigidità dell’offerta ha fatto il suo tempo.
Infine, è grande il successo delle pratiche slow, ovvero di tutte quelle attività che permettono di praticare sport sulla neve in maniera lenta, senza competizione, generalmente in ambienti non troppo frequentati.
Dalle ciaspole al nordic walking sino al tradizionale trekking, e si tratta di discipline che continueranno nella loro fase di crescita.
L’andamento finale della stagione invernale vede un calo delle presenze del 5% rispetto allo scorso anno; il fatturato è diminuito in misura inferiore e si è assestato ad un -3,1%; le scuole di sci hanno anch’esse registrato cali rilevanti: -20% per le presenze e -21,3% per il fatturato. Il costo medio di una settimana bianca in Italia è di 475 euro.

Invece poco tempo prima e a sentire loro ….
… a marzo di quest’anno il Bernabò Bocca, il Presidente Federalberghi, diceva: “L’incremento di turisti invernali, registrati da gennaio a marzo di quest’anno in Italia, rispetto allo stesso periodo del 2009, conferma come il nostro modello ricettivo delle località di montagna sia diventato leader assoluto a livello europeo del turismo bianco”.
È questo il commento alla lettura dei risultati relativi al consuntivo delle settimane bianche e week end sulla neve.
“Un incremento -prosegue Bocca- che ha riguardato l’intero ‘popolo’ degli italiani appassionati di sport invernali, facendo registrare incrementi sia nelle storiche settimane bianche, sia nei week end trascorsi in qualcuna delle innumerevoli località montane del Bel Paese.”
Mentre la Brambilla di rimando:
“La montagna conferma di essere una punta di eccellenza registrando un aumento del 3% rispetto agli ultimi due anni sulle presenze previste …
E' quanto emerge dal Rapporto sul 2009 presentato il 6 febbraio 2010 dal Ministro del Turismo, On. Michela Vittoria Brambilla, in occasione del II Forum del Turismo invernale in corso a Bormio (Sondrio).”

Ma come, non andava tutto bene (?) … ne azzeccassero una.

E non voglio metterne altri, sennò la lista degli “indovini” diventa molto più lunga e magari v’annoio.
In definitiva, sono loro che danno i numeri o così glieli fanno dare; e per di più lautamente pagati per offrirci il gelato (ved. sopra)?
C’è del marcio in Danimarca?
Macheccefrega di loro; il marcio è qui.

martedì 27 luglio 2010

I "numeri" della Brambilla, chi li dà?

C’è qualcosa di bizzarro, neanche ce ne fosse troppo di bisogno, nelle ultime dichiarazioni del Ministro del turismo, Michela Brambilla.
Non che prima andasse meglio, per carità, ma credo che la misura di questo continuo “ambaradan” sia ormai colma.
Infatti siamo di fronte ad un’incessante rincorrersi di “inconsapevoli” contraddizioni alle quali non riesco più a raccapezzarmici.
Ma andiamo per gradi.
Due giorni fa il Presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti, dichiarava di voler denunciare, per pubblicità ingannevole, chi fornisce alla ministra le statistiche sulle presenze turistiche italiane, poiché le ritiene “non veritiere”.
Come dargli torto; è da mo che la Signora lo fa.
Va però ricordato che due sole righe più sotto, e quindi nella stessa pagina, la Michela riportava che queste le venivano “offerte” dall’Osservatorio Nazionale del Turismo.
Quindi il come abbia fatto il Trefiletti a non vederlo resta un enigma; ma neanche poi tanto.
Che legga solo le prime due o tre righe o solamente le scritte in neretto?
Vabbè, poco o per nulla m’importa di quello che leggono e decidono sti grandi “esaminatori” e comunque …
Comunque non passa molto tempo che la “Sciura” dichiari, sul Resto del Carlino, che questi dati non sia possibile contestarli: “L’Osservatorio nazionale del turismo, che lavora con Istat, Unione Camere e Isnart, è l’unica voce ufficiale certificata", …. lei dice.
Sarà o non sarà, non lo sapremo mai o forse già ben lo sappiamo, ma chi è l’Ont o Ontit,?
Va subito detto che l’Ont non è altro che L’Ontit del web, e quest’ultima nasce nel febbraio 2006 (DPR 207/2006), mentre la “branchia” Ont (in rete) fa capolino nel 2009.
Entrambe sono naturalmente sotto la dicitura “Organizzazione nazionale del turismo”, mentre queste sono “sotto” la “vigilanza” della Presidenza del Consiglio e della Brambilla (ma guarda un po’).
I più maliziosi forse diranno che ci vuol poco a far emettere a questa Organizzazione le statistiche che meglio aggradano, ma qui casca l’asino (che si sia fatto male?); perché la ministra ci dice che sono in “collaborazione” di Istat, Unione Camere e Isnart (si, si è fatto male)… e quindi meritori di una certa fiducia.
Embè; non certo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, che sono infallibili.
Spesso qui ho trattato della loro “presunta” infallibilità; quindi è meglio lasciar proprio perdere … vero?
Non voglio farvi una lista o una testa così sui dati che in passato o nel presente ci hanno “omaggiato”, perché correrei il rischio di farvi addormentare, ma credo basti questa semplice affermazione statistica dell’anno scorso, da parte del ministro Brambilla, per farci capire l’ambaradan come sopra scritto: “Nel 2009 saranno 37 i milioni di viaggiatori eccetera eccetera, mentre poi furono 25,9 milioni … con uno sbaglio di “soli” 11 e passa milioni”.
Chi le avrà date queste statistiche alla ministra?
Io no, e voi?
Allora sono stati loro (?) e … qualcosa di bizzarro c’è, o no?

P.S.: Per la cronaca, il Direttore dell’Osservatorio Nazionale del Turismo è il Dott. Roberto Rocca che inoltre è (caso strano?) il direttore (ad interim) del dipartimento italiano per lo Sviluppo e la competitività del turismo, nonché il Direttore dell’Ufficio per la programmazione, il coordinamento e le relazioni istituzionali … della Brambilla.
Oppure omonimia?

La Statistica
Sai ched’è la statistica? È ’na cosa
che serve pe’ fa’ un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che sposa.
Ma pe’ me la statistica curiosa
è dove c’entra la percentuale,
pe’ via che, lì, la media è sempre eguale
puro co’ la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
secondo le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra ne le spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perché c’è un antro che ne magna due.

Plus fort que France.fr, la triste histoire du portail italia.it

Dans le forum de notre article consacré aux déboires du site France.fr, notre @sinaute Hurluberlu fait un parallèle troublant entre le site français et son homologue italien, Italia.it.
"La fabuleuse aventure d'italia.it : un modèle à suivre pour france.fr?

L'échec du lancement de ce portail "france.fr" me rappelle la gigantesque catastrophe industrielle que fut le lancement d'un portail aux mêmes finalités dans un pays frontalier: l'Italie. Je parle là du site désastreux italia.it, et vue la proximité des noms de domaine comme des prérequis de chaque projet, la comparaison entre les deux aventures pour le moins hasardeuses me paraît opportune.

Le lancement du projet
L'histoire est longue et commence lors du deuxième gouvernement Berlusconi (2001-2006). Un comité interministériel lance le 16 mars 2004 l'idée d'un portail italia.it qui servirait de vitrine touristique du pays à destination des Italiens et du reste du monde. Le projet est coordonné directement par la présidence du conseil des ministres, et présidé par le ministre pour l'innovation et les technologies, Lucio Stanca (fiche wikipedia [it]). La réalisation est confiée à Sviluppo Italia SpA, agence publique (et à l'époque véritable cauchemar burocratique) dépendant du ministère de l'économie (description sommaire de ce machin ici), et à une de ses filiales, Innovazione italia SpA. L'on accorde pour ce projet la somme de... 45 millions d'euros (!). Un appel d'offres public est lancé en février 2005, gagné par un consortium dirigé par IBM Italia, dont l'un des présidents fut justement Lucio Stanca, avant qu'il n'entrât en politique. Mais bon, le conflit d'intérêt n'est guère un problème dans un gouvernement dirigé par Berlusconi...
Entretemps, on ajoute 9 millions au projet, venant du ministère de l'environnement. Je passe sur les problèmes ultérieurs relevant d'une burocratie kafkaienne, mais disons que jusqu'au 22 février 2007, il n'y a toujours pas de site italia.it, mais plein de comités théodules et de problèmes administratifs. Et un coût final faramineux: 58,1 millions d'euros.[Source principale: ce blog, et surtout ce billet, pour ce paragraphe. Il existe aussi une version anglaise, non consultée]

Le lancement du site : fiasco.
Enfin, on arrive au 22 février 2007, nous sommes alors sous le deuxième gouvernement de Romano Prodi (2006-2008). Le portail italia.it est mis en ligne. Et il est tout de suite la risée du web et des blogs, pour ses bugs, ses erreurs et ses fautes innombrables.Tout d'abord le logo choisi, ressemblant à un gros cornichon, est jugé ni fait ni à faire, ce qui dans le pays du design est un crime monstrueux (exemple de critique ici [it], et quelques parodies). La programmation du site est jugée déjà dépassée (pas de CSS et une organisation déficiente), l'accessibilité est pourrie: en une demi-journée, un blogueur et programmeur réalise une page d'accueil bien plus fonctionnelle (visible ici) pour démontrer qu'avec moins de moyens, mais des simples compétences, on peut faire nettement mieux. Les contenus écrits regorgent de fautes, d'erreurs et d'omissions, les traductions idem (le site se veut multilingue). De plus, le projet initial prévoyait un formulaire de réservations de chambre d'hôtels, qui n'apparaît guère et dont la viabilité semblait dès le début fort douteuse. La protestation s'étend bien sûr, des tour-operators italiens, à quelques présidents de région en passant par les fédérations de consommateurs. Ajoutons à ce tableau désastreux une vidéo désopilante où le vice-président du conseil (également en charge du Tourisme) Francesco Rutelli (fiche wikipedia [fr])parle anglais comme une vache espagnole (visible ici) pour vanter les mérites du site et du pays.
Face au tollé et au scandale, après une communication désastreuse, une commission d'enquête et enfin un constat lucide d'échec, le site est enfin clos 18 janvier 2008, soit moins d'un an après son lancement.

La résurrection: magic italy.

Mais c'était sans compter sur la ténacité berlusconienne. Revenu au pouvoir après les élections anticipées de 2008, il ne tarde pas à relancer le projet: le ministre de l'administration publique et de l'innovation Renato Brunetta (fiche wikipedia [it]) et la ministre du Tourisme Michela Brambilla (fiche wikipedia [fr] de son parcours original) remettent 10 millions d'euros pour relancer le machin... Certes c'est moins cher, mais bon, c'est pas donné non plus. Le 16 juillet 2009, le site renaît de ses cendres. Dans le même temps, la communication sur le tourisme lance le logo et le slogan "magic italy", tout autant critiqué: le nom est déjà pris (), le logo est passe partout et vieillot [exemple]. Berlusconi déclare d'ailleurs dans une émission télé qu'il est à l'origine du slogan et qu'il a contribué au logo (et du coup on comprend mieux pourquoi c'est si nul). Dernièrement, ce slogan est réapparu lors d'une campagne de pub télévisuelle lancée ce mois-ci par le ministère du Tourisme et destinée à inciter les italiens à visiter leur pays. La voix off n'est autre que celle de... Berlusconi (on peut voir la pub ici). "Se rendre disponible pour promouvoir son pays est un acte de grand amour. Tout le monde devrait agir ainsi" a d'ailleurs expliqué la ministre du tourisme dans une conférence de presse pour justifier le choix saugrenu d'une telle voix off. Et, évidemment, pour répondre à pareil chef-d'oeuvre de propagande institutionnelle, les parodies n'ont pas tardé à fleurir (une petite sélection sur cette page du Fatto Quotidiano). Théoriquement, cette campagne télévisuelle devrait être aussi diffusée sur les écrans étrangers (dont ceux français), mais on ne sait pas encore si la voix off sera tenue là aussi par Berlusconi
Et le site italia.it, alors? Encore aujourd'hui, il est régulièrement critiqué par les blogs pour ses dysfonctionnements (un blog entier y est consacré [it]). Et de fait on peut dire que les bugs ne manquent pas. Pour prendre un exemple qui pourrait intéresser les francophones, la version française de ce site qui se veut multilingue serait pleine de bourdes (d'après un récent billet de blog, écrit en italien). Et sans entrer dans les détails, je remarque rien qu'en jetant un coup d'oeil rapide sur la première page du site en français deux grosses fautes qui devraient être absentes d'un site qui se voudrait professionnel:
1 ."communautè", erreur d'accent (et sans doute mauvais choix du mot)
2. "découvre l'italie": l'usage de la deuxième personne du singulier est la règle de base dans la publicité en Italie. En France, néanmoins, le tutoiement n'est pas de mise en la matière, on lui préfère le vouvoiement (ex: "nous vous devons plus que la lumière" "à nous de vous faire préférer le train", etc.). Bref, on a là une traduction peu fine. Et encore, je ne suis pas entré dans les détails...
Et je ne parle même pas des fautes stratégiques dans l'organisation du site... Disons que la plus grossière est qu'il fait doublon avec le site de l'agence nationale italienne pour le tourisme, bien plus fonctionnel pour ce qui est de fournir des informations pratiques, et où la présence d'un autre logo "italia" semble nuire à la lisibilité du message...

Bref, l'aventure d'italia.it se poursuit... Toutefois, à ma connaissance (mais peut-être n'ai-je pas cherché assez), on ne connaît ni l'affluence du site, ni son impact sur l'information des touristes et sur le marché du tourisme en ligne. Vu ce que j'ai lu, je doute fort de son efficacité, mais je ne demande qu'à être démenti.

Quant à france.fr, espérons que ça coûtera moins."

Bene, anzi male ... adesso cos’avrà da dire la Task Force creata appositamente dalla Michela Brambilla per “tacciare” o “consigliare” o “istruire” chi non parla bene dell’Italia?
Come potrà giustificarsi?
Beh, forse raccontando che “domani” il portale è pronto, che tutto va secondo i piani prestabiliti e che le cause … ma già le sappiamo queste cosette.

domenica 25 luglio 2010

La Brambilla, gli altri e il mentire con le statistiche

Rosario Trefiletti, Presidente Federconsumatori, ha deciso che così non va e dichiara:
“Il Ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla deve, a questo punto, rivelare esattamente chi le ha fornito i dati sul turismo che ha esposto nella recente conferenza stampa, parlando di un aumento da 25 a 30 milioni di italiani che andranno in vacanza.
Così finalmente sapremo chi denunciare per pubblicità ingannevole!
Vorremmo perciò che, d’ora in avanti, vi sia una maggiore verifica e maggiore responsabilità, poiché un Ministro non si può permettere di fornire dei dati, anche se previsionali, così lontani dalla realtà.”
Beh, che si siano svegliati?
Non lo so ma ne dubito, e la stessa affermazione me ne da atto, perché sarebbe bastato scorrere con gli occhi qualche rigo più sotto, per capire che i dati o le statistiche provengono dall’Osservatorio nazionale del Turismo.
Non ci vuole granché ... "o forse non ci se n'è accorti apposta"?
Mentre aspetto che se n'accorgano gli altri “luminari” (quelli del giorno, dell’anno dopo o del mai), vale a dire coloro che l’anno scorso non hanno detto nulla ai 37 milioni di ipotetici viaggiatori della Signora Brambilla.
Poi furono 25,9 milioni con uno sbaglio di “soli” 11 e passa milioni.
E di altri simili casi la ministra ne ha dato un grande esempio.
Ma lo fanno apposta a dare questi dati o queste statistiche?
Spesso si.
Dati e statistiche si possono manipolare per tentare di “dimostrare” questa o quella tesi, ipotesi o preconcetto. Ma è ancora più frequente che si tratti di errori o superficialità – cose citate o riferite senza verificarne l’attendibilità o il significato. Non è raro che siano in gioco tutti e due i fattori (deformazioni consapevoli e stupidaggini involontarie) con conseguenze che sarebbero comiche se non fossero pericolose.
Lewis Carroll, “al secolo” Charles Dodgson, non scriveva solo le ambigue favole di Alice.
Era un matematico. Questa è una sua osservazione: «Se vuoi ispirare fiducia, dai molti dati statistici. Non importa che siano esatti, neppure che siano comprensibili. Basta che siano in quantità sufficiente».
E la Brambiila probabilmente lo sa.
Ma le statistiche sono una cosa seria. Usate bene, sono uno strumento di notevole utilità. Lo sa per esperienza chi, come me, si è trovato molte volte a doversene servire per motivi di studio e di lavoro. E poiché ne deve trarre conseguenze significative, è costretto a capire come funzionano – e perciò ad approfondire l’origine e la natura dei dati. Spesso scoprendo che il significato è molto diverso da quello che sembra (o che i numeri sono privi di significato ed è necessario non tenerne conto per non cadere in pericolosi errori).
Le statistiche non uccidono (se non in alcuni casi, come quando sono l’origine di un errore medico o della mancata prevenzione di un disastro). Ma l’informazione è un’arma, spesso usata come tale. Le statistiche sono uno strumento dell’informazione e anche per ingannare gli avversari con numeri falsi o manipolati. Diceva Winston Churchill: «le sole statistiche di cui ci possiamo fidare sono quelle che abbiamo falsificato».
Si vince con le statistiche avendo informazioni migliori, più attendibili e perciò più utili. Ma non basta avere dati. Si tratta anche, o soprattutto, di saperli capire e gestire.
I dati possono essere generati e interpretati in modi diversi, spesso portando a risultati intenzionalmente ingannevoli o sbadatamente deformanti.
Accade spesso che un dato, una notizia o un’opinione, arbitrariamente o incautamente pubblicata da uno, sia ripresa acriticamente da altri e abbia un’enorme diffusione senza alcuna verifica sull’attendibilità della sua origine. Talvolta una “bufala” può sopravvivere per millenni (per esempio non c’è mai stata alcuna prova attendibile che Nerone avesse incendiato Roma … o che quest’anno verranno 30 milioni di turisti).
C’è un’efficace sintesi di questa sindrome in un’osservazione di Alessandro Manzoni. «Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune».
Al che aggiungerei che forse c’è qualcuno che ha timore del proprio futuro lavorativo … e in questo caso sta zitto.
Insomma dalle statistiche del turismo si può imparare.
Ma ce ne sono troppe sbagliate, ingannevoli o male interpretate.
Per evitare di essere confusi o imbrogliati non occorre avere una laurea in matematica o conoscere in profondità i complessi fattori della significatività statistica.
Basta sapere che prima di fidarci dei numeri è meglio capire se hanno un senso – e, se ce l’hanno, quale può essere un credibile significato.
In Francia l’INSEE ha dimostrato che ce la si può fare, ma il problema è a monte.
Infatti credo che siano le istituzioni nazionali che forse non lo vogliono, per poter poi dare e dire ciò che meglio aggrada loro
Mentre quelli che dovrebbero subito “parlare” per tacciare le “false” informazioni, lo “confessano” solo anni dopo … sempre che lo facciano.

Con “l’aiuto involontario” di Giancarlo Livraghi e Riccardo Puglisi “Mentire con le statistiche” per la traduzione (How to lie with statistics) di Darrell Huff.

sabato 24 luglio 2010

Una Ferrari a pedali … rotti



E’ come un incubo; anzi peggio.
L’unica differenza è che gli incubi passano, poi ti risvegli, diventa tutto solo un brutto ricordo e in breve tempo passa anche quello.
Mentre con la “sciura” Brambilla l’angoscia resta; eccome se resta.
Che dire poi di tutti i “santoni” che girovagano nell’ambito di quel suo comparto?
Bah, forse è meglio non dire; i risultati degli ultimi trent’anni sono più che sufficienti a farci capire quanto ne sanno della loro materia.
Molti dei quali sono ancora lì a far il bel bello, a dettare le direttive per migliorare il non si sa che cosa visto che non si migliora mai niente, e a prendersi lauti stipendi, onore e fama.
Se stesse a me sarebbero tutti in giro a raccogliere cartone, non certo a far delle feste, la bella vita, le convention con ricchi premi cotillon o con donne e Champagne.
Seghe e gazzose, altroché.
Le bellezze dell’Italia sono paragonabili ad una fiammante Ferrari; tutti lo dicono (il Bel Paese) e spesso i nativi ci si riempiono le bocche con racconti sulle bellezze naturali, mentre per quanto riguarda il patrimonio artistico/culturale, la percentuale forse varia dal tempo o umore della giornata che qualcuno dei “dotti” lo dice; 50/60/70 o addirittura 85% di quello mondiale.
Ma fatevi per una volta per tutte due conti e finitela di dare ognuno dei dati diversi.
Patetici.
Come dicevo, una Ferrari, ma con al suo interno, non un rinomato motore, ma due sgangherati pedali e per di più anche rotti (i Guru del turismo nazionale).
Molti parlano a iosa, altrettanti hanno la giusta soluzione e tutti danno la colpa a quell’altro; niente però cambia e tira a campà.
Verrebbe da pensare: “E se anziché dell’Italia avessero le responsabilità turistiche, chessò, del Burundi, del Burkina Faso o giù di lì, cosa farebbero stì “professoroni”?
Non oso pensarlo, perché prendendo in considerazione quello che riescono a produrre qui, immagino poi là che cosa accadrebbe.
Ma poi lo penso e scoppio in una sonora risata.
Ce li vedete voi lì ad insegnare alle nuove leve, a profetizzare dati mai visti o reclamizzare una palmetta, una fontanella, una casetta coloniale o un rudere di cento anni fa?
Non so voi ma io ce li vedo, e l’immagino così tanto che li ce li manderei di corsa a “spinte” nel didietro.
E naturalmente a bordo di un’automobilina a pedali … rotti.

venerdì 23 luglio 2010

Incidenza PIL del turismo al 20%, fatto … quasi … anzi no!







La notizia “esplose” a maggio dell’anno scorso
attraverso la Presidenza del Consiglio, che fatti due conti (almeno si spera), sentenziò che in Italia l’incidenza del PIL del turismo poteva e doveva raggiungere in 4 anni la percentuale del 20%; sulla falsariga di quello che già accade in altri Paesi.
E se mi è concesso; niente di strano.
L’Italia “merita” e può certamente ambire a questo primato, ma c’è un … però.
Infatti e però c’è la Brambilla con il suo seguito o entourage; la cosa quindi diventa difficile se non impossibile.
Certo è che se diamo retta alle sue “personali” statistiche, in quattro e quattr’otto non c’è nessun problema; anzi, finisce che in breve tempo ci propina un’incidenza del 30 o 40%, e nello spazio di due o tre interviste da parte di giornalisti a lei "compiacenti".
Basta crederci.
L’anno scorso, ad inizio stagione, la ministra ha dichiarato che il 76% degli italiani si sarebbe recato in ferie con un bel 11% superiore all’anno precedente; per poi scoprire che non era affatto vero.
Lei stessa dichiarò a fine stagione (non poteva farne a meno) una perdita che variava dal -3,1 al -4%, (ogni volta cambiava qualcosa), o altri del suo giro che affermarono il -6% (Matteo Marzotto).
In definitiva dai “suoi” preventivati 37 milioni di ipotetici viaggiatori vacanzieri, si è arrivati alla fine stagione ai 25,9 milioni.
Il che vuol dire un errore di “soli” 11 e passa milioni di persone.

Quest’anno, forse presa dalla frenesia di ricuperare per raggiungere la fatidica incidenza del 20% nei 4 anni richiesta dal suo Capo, ci omaggia di numeri che lambiscono l’assurdo e che probabilmente sono copiati o presi da altre nazioni a noi concorrenti.
Solo che loro li fanno, mentre noi dobbiamo accontentarci (a parole) addirittura del +15,9% che la Brambilla dichiara.
Di questo passo alla scadenza del 4° anno, il gioco è fatto … si, ma solo a parole.
E quindi; tutti contenti.
Chissà se le daranno un altro premio e chissà se il J. Daniel Winteler le vorrà scrivere un’altra lettera aperta per dire che “in assenza di una vera politica economica e industriale per il settore, non sarà possibile raggiungere l’ambizioso traguardo del raddoppio del contributo dell’industria turistica al PIL”, fissato dal governo.
Comunque a tutt'oggi ci siamo allontanati da quella meta del 20% .. e mancano solo 2 anni alla preventivata scadenza dei termini, o grossa boutade?
Alè ragazzi, svegliamoci un po’; siamo appesi e quasi in braghe di tela.

giovedì 22 luglio 2010

L' Ospitalità italiana dei Ristoranti nel mondo






Con la primavera e l’estate, si sa, arriva il tiepido e il caldo, mentre le menti, quelle possibilmente fornite di un qualcosa all’interno (merce assai rara di questi tempi), uscendo dal letargo ghiacciato dell’inverno, forniscono il Paese di qualche buona idea.
C'è anche chi lo fa d'inverno, chi invece mai e in nessuna stagione, mentre i più "pericolosi" sono quelli che ne emettono a iosa un tanto al chilo in qualsivolgia stagione, e che sono i più presenti nella nostra cara penisola.
Ahimè.
Comunque caldo, freddo o anche tiepido, Unioncamere ne "spara" un’altra “di quelle” di cui è difficile condividere qualcosa, anzi …

… infatti verrà istituito un bollino di qualità per i ristoranti italiani nel mondo.
È con questa idea che nasce il progetto "Ospitalità italiana, Ristoranti italiani nel mondo" curato da Unioncamere, che si avvale del supporto operativo di Isnart (Istituto nazionale ricerche turistiche), del coinvolgimento della rete delle Camere di commercio italiane all'estere e del contributo di associazioni imprenditoriali di settore, come la Fipe.
Due gli obiettivi di questa iniziativa: da una parte promuovere la gastronomia made in Italy, dall'altro proteggerla dalle contraffazioni, che ogni anno costano al mercato agroalimentare italiano circa 50 miliardi di euro (secondo le stime di Coldiretti sul fatturato globale dell'agro pirateria dei prodotti tricolori).
Per ottenere la certificazione Doc, i ristoranti italiani all'estero dovranno rispondere ai "dieci comandamenti" stabiliti da Unioncamere: dalla presenza di almeno una persona che sappia parlare italiano e soprattutto di un cuoco che sappia cucinare i piatti della nostra tradizione, al menù tradotto correttamente in lingua nostrana e composto per almeno il 50% da piatti tricolori. Anche la carta dei vini deve essere made in Italy almeno per il 20% e in sala non può mancare una bottiglia di olio extravergine d'oliva prodotto nel Belpaese. Fondamentale l'uso dei prodotti enogastronomici italiani Dop e Igp che devono essere valorizzati attraverso un apposito elenco.

Intendiamoci, è sacrosanto difendere il made in Italy, ma in questo modo sembrano più panzane o complicate perdite di tempo e di soldi.
E chi ha una anche piccola esperienza all’estero, sa di cosa parlo.
Giornalmente nel nostro Paese abbiamo notevoli discrepanze sui controlli antisofisticazioni, figuriamoci all’estero, e chi lo farà (?), o forse sarà sufficiente l’autocertificazione?
Mentre chi controllerà che dentro la bottiglia dell’olio, messa ben bene in mostra nella sala e con l’etichetta che riporta il prodotto autentico italiano, non ci sia in verità un tarocco?
Oppure che le bottiglie italiane inserite nella lista dei vini non siano quelle impolverate e del proprio paesello, portate nel lontano 1950, e che nessuno ha mai ordinato perchè troppo care?
Dulcis in fundo il 50% composto da piatti tricolori (?): e il restante 50%?
Non fissiamoci sui cuochi italiani; anche uno straniero, ben guidato, può fare meraviglie.
Oppure provate a guardare nelle vetrine d’ingresso dei ristoranti italiani all’estero; troverete una miriade di marchi, bolli, bollini, bolletti e adesivi che parlano di qualità, a cominciare da Ciao Italia, che se non sbaglio fu proprio il primo.

Occorrono risorse economiche, un piano serio, elaborato nel Paese straniero, comunicazioni mirate sui giornali e in tv, ma soprattutto il controllo effettuato da seri e veri professionisti; quelli che vedono dove neanche t'immagini; e non amici, amici degli amici e figli, figli dei figli o qualcuno da sistemare di quì o di là.
Non credo inoltre possa essere sufficiente una e-mail o un voto dato attraverso il web come il recente caso dell’Ospitalità Italiana, anche questo fornitoci da Unioncamere, ISNART, (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche), il patrocinio della Presidenza del Consiglio, Ministero degli affari Esteri, Ministero dei Beni e Attività Culturali, Italia.it (toh, chi si vede), UPI (Unione Provincie italiane), UNPLI e i Comuni italiani.
Dove i parametri di misurazione per definire la qualità sull’ospitalità sono questi:
Per votare con un SMS comporre il seguente messaggio:
1. inserire il codice della struttura
2. inserire uno spazio
3. proseguire con il voto (da 1 a 10)
Mentre via internet; compilando il modulo per la votazione.
Tutto lì!
Infine (forse) a Unioncamere è sfuggito che esistono, e da mo, un quantitativo industriale di Premi e Premietti istituiti dalle varie Accademie della cucina nazionale e mondiale, dove siamo abbastanza ben rappresentati; quindi che utilità avrà il millesimo, o giù di lì, premio alla qualità .
Se poi questa storia serve o pensano serva per fermare il taroccamento dei prodotti italiani; beh, non è certo quella la strada.

mercoledì 21 luglio 2010

E’ nata l’A.I.D.A. … e la TRAVIATA, no?





Subito mi c’incazzo ma poi, come al solito, mi viene da ridere.
E conto.
Si, conto che sono 10.002 se non vado sbagliato.
10.002 associazioni del turismo che di questo parlano e parlano ma non risolvono mai un cacchio.
Tutto perché leggo che il 7 luglio al Parco dei Principi Grand Hotel & Spa di Roma è avvenuto il battesimo dell’A.I.D.A. (Associazione Internazionale Direttori d’Albergo).
Ma non ne esistono già un quantitativo industriale, e cosa "producono", a cosa servono?
Ma forse lo so.
Comunque ….
… nella splendida cornice del Parco dei Principi Grand Hotel & Spa, immerso nella lussureggiante vegetazione di Villa Borghese, ha avuto luogo la presentazione della neonata Associazione, fondata da un gruppo di direttori d’albergo con la presidenza di Umberto Martuscelli.
L’Associazione si propone di promuovere ed attuare, oltre alla normale attività associativa, che prevede tra l’altro l’accrescimento professionale e la solidarietà tra i soci, anche uno scambio di sinergie professionali tra gli aderenti, le aziende, gli enti pubblici e privati, al fine di promuovere, procurare e incrementare il fatturato delle rispettive aziende.

L’On. Mariapia Garavaglia, come madrina, ha voluto dare un suo contributo di buon augurio a tutti i presenti ed ha ringraziato, in modo particolare il Presidente, Umberto Martuscelli per la sua incessante attività.
Subito dopo l’introduzione del Presidente, il Sen. Massimo Palombi, poi gli stessi auspici sono stati formulati dall’On. Mirko Coratti, dal Comm. Franco Roscioli e dal Vice Questore Domenico Condello.
Era inoltre presente tra gli ospiti Antonello Circiello, vedette del panorama gastronomico italiano, nonché apprezzato autore di libri di cucina.
Nel corso della serata è stato presentato il Direttivo: Vice Presidente Vicario Romano Spadano, Vice Presidente Pietro Centineo, Segretario Massimiliano Mutti, Tesoriere Ivo Olivieri.
Infine è intervenuto il Dott. Antonio Percario, delegato del FAI, il quale, oltre a rimarcare il sodalizio con l’associazione, ha preannunciato che nel mese di novembre intitolerà all’AIDA, con una targa, un albero di Villa Gregoriana a Tivoli.
Un bell’albero con su scritto: A.I.D.A. e qualcos’altro in lingua italiana che speriamo qualche turista straniero non lo prenda per l’albero di Radamès.
Olio o unto per ingranaggi, sosteneva il mio più caro ma purtroppo vecchio GM negli anni '60/70. Un grande saggio.

P.S.: A tutti questi Onorevoli, Deputati e Senatori eccetera eccetera che erano presenti, mi preme ricordare che il 7 luglio era un mercoledì, e che quindi nelle rispettive Camere o Senato s'avrebbe dovuto lavorare (Il lavoro altro non è che un'attività produttiva che implica il dispendio di energie fisiche o intellettuali per raggiungere uno scopo preciso), per il bene del cittadino; anche di quelli che non sanno “cantare” l’Aida.
Ma lì forse era meno noioso, o sono riusciti a fare l’uno e l’altro, vero?
… e ci vediamo alla 10.003 …. mentre di dare un maggior senso o di "migliorare" quelle esistenti non se ne parla.

martedì 20 luglio 2010

Perchè sbagliano gli alberghi italiani ?

Beh, dopo tanti luminari, professori, guru e saccenti, vorrei dire la mia in merito all’abbassamento degli standard alberghieri per contrastare la crisi mondiale del turismo.
E per farlo mi “approprio” di un articolo di Emanuele Coen apparso su La Repubblica dove racconta il calo di presenze per le grandi catene d'oltreoceano che tagliano i servizi pur di offrire tariffe più contenute.
Personalmente non mi trovo per niente d’accordo e in questa scabrosa situazione mi ci sono trovato due volte; l’ultima è stata sicuramente quella più dura.
Quindi le “ossa” me le sono fatte ben bene, ma non è di me che voglio parlare, ma la storia di “uno” che qualcosa ne sa; e lo dico perché lo conosco molto bene ed ero presente.
Infatti arrivò a Luxor (Egitto) il 6 settembre 2001, e dopo soli 5 giorni avvenne il disastro delle Twin Towers.
Inutile dire che il turismo ebbe, da subito, una ricaduta disastrosa, mentre le presenze turistiche lambirono in fretta la percentuale dello zero, sia per quanto riguarda le navi sul Nilo come gli alberghi di Sharm El Sheik, Il Cairo, 200 pullman per i trasporti, costruzioni, 2 aerei, barche d’altura e via dicendo in proporzioni industriali (tutti 5 stelle) e di proprietà della Compagnia per cui “lui” lavorava.
Non sto a raccontare il come e il perché, rischierei di farvi dormire, ma il 2002 “lui” la sua fetta la chiuse con un oltre + 2 mln di dollari sul budget.
Però!
I 2.800 dipendenti rimasero tali, nessun licenziato (solo un Area Manager ed un Financial Manager che rimase però nell’azienda) anzi tutti ottennero l’iscrizione all’Inps egiziana che prima era ad appannaggio di soli 60 “raccomandati”; mentre qualità, nuova contabilità e l’organizzazione in generale crebbero smisuratamente, e con loro la tranquillità e la gaiezza dei dipendenti nel lavorare in un ambiente sano così.
Non credo che sia riuscito a dormire più di due, tre o quattro ore per notte, era sempre in ufficio o a girare di quì e di là, mentre il primo giorno di “festa” l’ebbe dopo circa 10 mesi.
Un momento, questo non vuole essere una osanna al “lui”, ma il fare capire che se vuoi e naturalmente se “sai” … in poche parole, se hai due bocce così; il problema non c’è, almeno per gli altri, non certo per “lui”.
Adesso invece leggo che …
… nella luxury suite niente ostriche e champagne ghiacciato come regalo di benvenuto.
E neanche orchidee fresche.
Almeno per ora.
Per fronteggiare la crisi e il calo delle presenze, le più importanti catene di alberghi di lusso degli Stati Uniti hanno deciso tagliare i servizi, i prezzi e di conseguenza il numero di stelle di alcuni loro hotel sparsi per il mondo. Per risparmiare e attirare i clienti con tariffe più contenute. Quando la situazione economica migliorerà, in molti casi le cinque stelle torneranno a brillare.

Questo lo dici tu, aggiungo io, poi ne vedremo delle belle, dopo di che i “soliti stolti” si chiederanno il perché.

Si tratta di Starwood Hotels & Resorts Worldwide, proprietario di brand prestigiosi come St.Regis, Sheraton, W e di angoli di paradiso come Le Royal Meridien a Mumbai.
Riducono i costi anche Hilton e InterContinental.
L’Hilton Plaza, a Vienna, ha rinunciato alla classe di merito più alta. Sempre nella capitale austriaca, InterContinental ha deciso di fare lo stesso con il suo resort extralusso. In altri casi i grandi gruppi preferiscono fare a meno delle stelle. La classificazione degli alberghi, infatti, non è uno standard universale.
Negli Stati Uniti, ad esempio, è il prezzo a determinare il livello (anche se per la promozione all’estero vengono utilizzate le stelle) mentre in Europa generalmente il numero 5 indica il massimo comfort. "Molti fronzoli possono essere eliminati o ridotti per essere meno invadenti con gli ospiti e offrire un servizio più economico", spiega all’International Herald Tribune Lewis Wolff, presidente di Martiz, Wolff& Co., proprietario di hotel di lusso come il Ritz a Saint Louis e il Carlyle a New York. "Se un hotel a cinque stelle scende a quattro, la maggior parte dei clienti sarà contenta".
Quando la crisi ha cominciato a colpire duro, le grandi aziende americane hanno tagliato innanzitutto i budget dei viaggi di manager e consulenti, penalizzando tutto il settore. Secondo uno studio dell’istituto di ricerca
Smith Travel, nel luglio 2009 il tasso di occupazione delle camere negli hotel di lusso nel mondo è sceso al 57 per cento rispetto al 71 dello stesso mese dello scorso anno. Il calo maggiore si registra nella fascia alta: negli ultimi dodici mesi, il prezzo medio di una stanza negli hotel a cinque stelle è diminuito del 16 per cento, a 245,13 dollari, mentre negli hotel di fascia media è sceso del 13 per cento (87,12 dollari).
Per mantenere standard elevati, inoltre, gli hotel a cinque stelle hanno costi di gestione da capogiro, soprattutto di personale, e a differenza degli alberghi "stagionali" sono aperti tutto l’anno.
A pagare le spese della crisi sono i lavoratori meno specializzati - facchini, camerieri, addetti alle pulizie – licenziati a migliaia negli ultimi mesi.
Più al sicuro i portieri poliglotti e gli chef.

E in Italia? Secondo Federalberghi, che rappresenta 33.768 hotel italiani (di cui 254 a cinque stelle), le presenze da gennaio a luglio sono diminuite del 7,1 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008, con un calo occupazionale del 5,6 per cento. La crisi è più forte nelle città d’arte – Roma, Venezia, Firenze, Napoli – dove sono concentrati gli hotel extralusso.
Ma per il momento le cinque stelle restano ben salde. "Abbiamo rivisto al ribasso la politica tariffaria – spiega Maddalena Ciociola, ufficio stampa del pluridecorato Grand Hotel St.Regis di Roma – adeguandola alle nuove condizioni di mercato, sia per i clienti business sia per gli altri.
Ma abbiamo mantenuto il livello del servizio".

In definitiva quello che è successo e che sta accadendo nel mondo e anche in Italia mi è ben noto, ma non è così che si fa.
Le cose da fare sono ben altre, perché ripristinare il passato sarà più difficile che annullare l’handicap attuale.
Un due tre, parola di lupetto, che tra i giovani, gli scouts, sono sempre i "ragazzi" migliori ... almeno così dicono.

lunedì 19 luglio 2010

Crac "I Viaggi del Ventaglio"? Non ti preoccupare, qualcuno t'aiuta




Uffa, ci risiamo!
Da qualsiasi parte ti giri o rigiri, trovi sempre qualcuno alle spalle.
Poi l’unica cosa che ti resta da fare è cercare di non piegarti per raccogliere i tuoi cocci, sennò …
Un momento, non quelli che hai rotto tu, no, quelli che altri hanno fatto a pezzi alla faccia tua bella.
In Italia va avanti così, e pensare che basterebbe anche solo copiare quello che altre nazioni hanno già risolto da tempo.
Mi riferisco al crac del tour Operator “I viaggi del Ventaglio”, il secondo per importanza a livello nazionale e “la società quotata in borsa che da mesi compiva operazioni sospette di bancarotta”.
La Codacons di Carlo Rienzi invita i consumatori a fare causa alla Consob che doveva segnalare il default, mentre quest’ultima sostiene che I Viaggi del Ventaglio erano dal 2005 nella cosiddetta ‘black list’ della Consob.
Circostanza che è di per sé un campanello di allarme per investitori e risparmiatori, infatti nella black list entrano le società in grave crisi finanziaria o con problemi di continuità aziendale, quindi proprio quelle a rischio fallimento, che vengono così sottoposte anche ad un “regime di trasparenza rafforzato”.
Hanno infatti l’obbligo di aggiornare il mercato con un comunicato mensile sull’evoluzione della situazione.
Inoltre, Consob dichiara che per due volte ha impugnato i bilanci della società, nel 2005 e nel 2006.
Ma allora la colpa di chi è, o chi doveva intervenire per fare qualcosa?
Andiamo per gradi.
Già dall’anno scorso circa 5.000 clienti sono ancora in attesa di risolvere quella del T. O. Todomondo che li ha lasciati in braghe di tela.
La Brambilla era subito intervenuta “a tante parole” dichiarando interventi di qui e di là, poi più nulla, tanto nulla … ma non ne avevo di certo il minimo dubbio.
La bancarotta del Ventaglio invece si preannuncia di dimensioni molto più grandi e tra un rimbalzo e l’altro delle responsabilità e del dolce far niente, quelli che alla fine hanno messo incautamente la testa sotto la staccionata, probabilmente saranno trattati nella stessa maniera di (vedi foto sopra); vale a dire noi, i beneamati cittadini italiani.
C’è subito da dire che tra le miriadi di Commissioni “create” dalla Brambilla manca proprio quella che forse più di tutte avrebbe avuto una logica costruttiva; quella che dovrebbe verificare a marzo di ogni anno che, chi sta sul mercato a vendere pacchetti turistici, abbia una buona solidità patrimoniale.
Invece nisba.
Ma a parte qualche statistica inverosimile, alcuni incarichi ben retribuiti che non mi sovvengono "meritocraticamente" poi molto, il parlare degli alberghi e spiagge per cani o str…anezze varie, non è che ci si possa aspettare poi molto dalla ministra.
Del Fondo di Garanzia è meglio non parlare perchè se non c'è niente di "sghei", poco ci manca.
Quindi il Franco Frattini (Ministro degli Esteri) propone di attuare una proposta di legge, che abbia l’obiettivo di istituire un meccanismo che, dietro il versamento di un contributo minimo, intorno ai 50 centesimi, a carico di ciascun viaggiatore all’atto dell’acquisto di un pacchetto turistico, consentirebbe di prestare un’efficace assistenza, fino anche al rimpatrio, dei turisti vittime dei fallimenti di operatori del settore.
Altra str…anezza; naturalmente per il mio modo di vedere.
Perché, come detto, basterebbe copiare dalla Germania, che così scemi non sono di certo!
Non che lo siano i nostri, per carità, solo che pensano più a risolvere i loro problemi che quelli degli altri.
Se poi ce la fanno.
Comunque fare o non fare, in Germania esiste per legge dal 1994 il REISESICHERUNGSSCHEIN, che non è una brutta parola, ma un documento che deve essere consegnato al cliente insieme alla conferma di prenotazione.
Il cliente ha quindi la possibilità di controllare, tramite un numero di telefono il certificato o per internet il T. O. ( a volte sono tarocchi ).
In caso di non validità del certificato il cliente ha diritto al recesso del viaggio a zero spese .
Le associazioni dei consumatori consigliano di effettuare acconti e pagamenti solo dopo aver ricevuto il REISESICHERUNGSSCHEIN.
L’ assicurazione interviene in caso di fallimento, ma anche in caso d’impossibilità di pagamento del Tour Operator.
Prima della partenza avviene il rimborso del totale degli acconti o dell’importo già versato in loco, rimborso delle spese sostenute (Hotel ecc.) e rimborso delle spese viaggio di ritorno.
Non è valido per le low cost , ma è valido nel caso in cui il volo low cost sia incluso in un pacchetto turistico venduto da un T. O.
Se volete qualche info in più (in tedesco), sono qui.
Che ci voglia poi tanto?

domenica 18 luglio 2010

Troppo legati al carretto




Ettepareva.

Anche quest’anno la percentuale degli italiani che andranno in vacanza rispetto alle presenze dell’anno scorso, sale sale sale … mentre olio e pepe ce li beccheremo (lascio a voi capire il dove) a settembre con i primi dati effettivi delle presenze.
Ah dimenticavo, lo dice la Michela Vittoria Brambilla.
Di questo passo, prima del termine del suo mandato di Ministro del turismo, che speriamo avvenga il più presto possibile, ci fornirà di statistiche che sono superiori al totale della popolazione italiana.
Chissà, ad esempio è ipotizzabile che con questo andazzo si giunga a sentire anche …: “Sono preventivate partenze nell’ordine di 86 milioni di persone”, oppure che l’Osservatorio nazionale del turismo o quant’altro di similare e altrettanto molto credibile, emetta che …: “Il 140% della popolazione italiana ha scelto per le proprie vacanze il bla bla bla”.
Probabilmente se la gentil dama con il suo seguito fossero dei barbieri o dei parrucchieri, di sicuro direbbero che i bambini da adesso nascono con due o tre teste ciascuno.
Infatti l’anno scorso …
Brambilla: Il 76% degli italiani andrà comunque in vacanza, una percentuale che sale di 11 punti rispetto al 2008.
Parliamo di 37 milioni di persone, contro i 33,7 della passata estate.

Mentre alla fine dell’anno scorso c’informava che il passivo era stato del circa - 4%.
Un gran bel dire non confermato dal ben fare, ma già si sapeva che sarebbe andata a finire così.
Beh, quest’anno la spara anche più grossa: “30 milioni di italiani hanno pianificato almeno una vacanza tra luglio e settembre, contro i 25,9 milioni del 2009 (+15,9%)”.
Ma Santa pazienza; se l’anno prima erano 37 milioni (dicevano loro), e se quest’anno (lo dicono adesso) sono 30 milioni, come cavolo fa ad essere un +15,9% rispetto all’anno precedente?
C’è anche da considerare che se l’anno scorso ha dichiarato che sarebbero stati 37 milioni e invero poi furono 25,9, il rapporto sia stato su quest'ultimo dato.
Ma se "sbagliano" di 11 milioni, come si può credere ancora a queste “panzane”?
Ma soprattutto perché dichiararle?
Ottimismo, ci piglia per scemi, entrambi o qualcosa di peggio?
Ma ci faccia il piacere.
Mentre le Associazioni, Enti, Sindacati, Università, opposizione, giornali, TV, web e tutto il resto ... non dicono niente.
E dai!

sabato 17 luglio 2010

Stefano Zappalà ...e bibì e bibò

In piena facoltà, egregio nuovo Presidente della Regione …
Cominciavano così le lettere che alcuni avevano indirizzato, il 1° aprile scorso (che sia stato uno scherzo?), ai rispettivi nuovi Presidenti di Regione per richiedere come Assessore al turismo, una persona competente che abbia una strategia, idee per rilanciarlo, che snellisca la governance, che porti innovazione, che dialoghi con gli operatori … e bibì e bibò.
Inutile dire che questo slancio di passione non ha prodotto alcun risultato, e chi ha risposto (credo una/o solo), probabilmente l’ha fatto per accattivarsi qualche simpatia e il vecchio, inutile e sciocco “hai visto che mi ha risposto?”; in politica usa così.
Per il resto niente, nulla, nisba, perché queste cose vengono scelte con ben altre considerazioni che non sto qui a dire, tanto sono decrepite ed evidenti.
Comunque non è di queste signore/i che vi voglio parlare ma dell’Assessore scelto “meritocraticamente” dalla Polverini; si, quella del Lazio.
La scelta è caduta su Stefano Zappalà, nuovo 70enne di buona speranza, laureato in Scienze strategiche, Scienze matematiche e in Ingegneria civile, è stato in un recente passato il sindaco dimissionato del comune di Pomezia, a seguito di una discussa gestione poi commissariata.
Alcuni dati sul web riportano che si è congedato con il grado di Tenente Colonnello dell’Arma dei Carabinieri, mentre da parlamentare in Europa si è occupato della libertà civile, la giustizia e gli affari interni; membro della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori; della Delegazione per le relazioni con il Consiglio legislativo palestinese; della Delegazione alle commissioni di cooperazione parlamentare UE-Kazakistan, UE-Kirghizistan e UE-Uzbekistan e per le relazioni con il Tagikistan, il Turkmenistan e la Mongolia.
Si vabbè, ma di turismo?
Niet; nichts; rien; nothing; nada de nada … niente!
E infatti così dichiara su Quotidiano Travel (pag. 2): “Sono insediato da circa due mesi e ho solo da imparare”.
Verrebbe da dire se non fosse stato meglio metterci qualcuno che non avesse almeno dovuto perdere del tempo per l’apprendistato.
Comunque “l’esperto” Zappalà, nonostante le riconosciute disconoscenze del settore, ha già capito che serve una scuola d’elite alberghiera, a dispetto che nella “sua” Regione di “queste”, ne siano già presenti quasi una settantina.
La Ecole Hoteliere des excellente amélioration, naturalmente dovrà sorgere in un posto rinomato e di notevole impatto, quindi quale posto migliore dell’Hotel Sabaudia al Lago … ma guarda un po’, mica roba da poco, e che probabilmente avrà bisogno di un po’ di restauro, sempre che non ci si debba pagare anche l’affitto (salato). In seguito vengo informato che è quasi completamente ristrutturato ad eccezione delle cucine e delle aree adibite ad aule, e che si tratta di un immobile di proprietà regionale.

Dulcis in fundo, il “buon” Zappalà, s’è subito accorto (in questo caso non servono grandi professionalità nel turismo) che non ci sono soldi e che quindi la priorità sarà quella di mettere su un progetto per trovarli.
Ci risiamo, ce ne fosse uno che pensi ad innovare e produrre senza prima ....
Cari scriventi del 1° di aprile: è forse cambiato qualcosa in quest’Italia del terzo millennio con le vostre carine, saccenti ed efficaci lettere?
Massì, scrivete scrivete che vi passa; che a me è già passata.
Che cosa?
Ma che razza di domanda è?

venerdì 16 luglio 2010

Para dossale per Winteler, para altro per me.

Daniel John Winteler è il Presidente di Federturismo Confindustria nonché l’AD di Apitour, poi sicuramente c’è il resto …
…si, però non importa.
A prescindere dalle altre cariche che non conosco, queste due mi bastano e m’avanza.
Personalmente in mezzo ad un quantitativo industriale di “professoroni” del nulla di questo comparto, lo ritengo uno dei pochissimi che sa svolgere bene il proprio mestiere, detto anche se alcune volte non mi ci trovo perfettamente d’accordo; ma forse anche questo, ai più, non frega poi molto.
Comunque …

…. "I positivi risultati delle politiche di destagionalizzazione adottate in Spagna si riflettono in modo considerevole sui flussi turistici dall'Italia.” Così il Presidente di Federturismo Confindustria, Daniel John Winteler, ha commentato i risultati del programma di destagionalizzazione spagnolo " Europa Turismo Senior". Sgomento, è stato espresso da Winteler per il fatto che il 12,3% dei turisti che hanno aderito al programma, da ottobre 2009 a maggio 2010, erano di nazionalità italiana. “Ci ritroviamo in una situazione paradossale – rincara Winteler – dove altri paesi destagionalizzano il nostro turismo”….

Beh, a questi punti siamo proprio alla fine se anche il Winteler non s’accorge che questo problema, in fondo, è anche farina del suo sacco; chiuso o vuoto che sia.
Infatti se calcoliamo quante volte, lui e tutti gli altri, si riuniscono in convention, meeting, riunioni e chi più ne ha più ne metta, senza per altro dare idee o fare qualcosa; dire sempre le stesse identiche cose dai tempi trapassati e che furono o elencare due dati e statistiche che "altri" poi daranno in differente maniera … suvvia.
Riunioni utili per "rifornire" di qualche nuovo premietto di qui o di là della gente che … vabbè, lasciamo perdere che è meglio.
E’ o non è il Presidente di questo e quell’altro?
Quindi chi altri dovrebbe dare le direttive per produrre quel di più, che invece altre Nazioni senza tanti proclami, hanno generato e producono?
E gli associati, gli industriali, i grandi "maghi e guru" del turismo nostrano che giornalmente trovi sulle pagine dei giornali, TV e delle riviste preposte al turismo, che rilasciano interviste dove narrano le cose da fare e gli errori; si però sempre gli sbagli degli altri.
Quelle persone che sanno tutto sul turismo e che a sentir loro sono i più bravi del mondo.
Poi invece scopri che dalle altre parti c'è molto di meglio; ma forse questo, lo sapevamo già.
Destagionalizzare.
Quante volte hanno pronunciato questa parola senza invero fare granché.
Verrebbe da dire, e lo diciamo, che qui sul blog è da tempo che l’andiamo "urlando" di organizzare la destagionalizzazione attraverso la 3° età, e in tempi sicuramente precedenti alla “trovata” spagnola, mentre l'idea l'avevamo data proprio tale e quale come poi è stata fatta nella penisola iberica.
E lo scrivo, anche se qualche “bontempone” penserà che siamo propensi all’auto gratificazione del: “io l’avevo detto”.
Embè?
Destagionalizzare non fa rima con meritocrazia ma c’azzecca, perché entrambe sono “cose” che lor signori non attueranno forse mai.
E poi si chiedono il perché ci troviamo in questa situazione para dossale?
Pensateci gente, pensateci bene, ma fate in fretta; gli altri Paesi non aspettano i vostri lampi di genio.
Mentre per me la situazione resta "para" dell'altro.

giovedì 15 luglio 2010

Un'aberrante sentenza per Gianpaolo Ganzer ?

Non riuscivo a collimare un’aberrante sentenza con il turismo, e alla fine ci sono riuscito, almeno credo.
E la metto così!

In 34anni all’estero nel settore dei servizi alberghieri, di parole ne ho fatte ma neanche poi troppe, e quelle poche o tante che siano, quando riguardavano la mia Nazione e spesso per vanità personale, le rivolgevo ai grandi della storia italiana.
Un po’ per far capire chi in verità noi siamo, e non quei 4 “coglioni” che malauguratamente si vedono in giro o di cui purtroppo spesso si sente parlare o si legge, nonché del contributo notevole che abbiamo dato all’umanità intera.
E in queste disamine c’erano anche loro; i carabinieri.
Forse non tutti sanno che l’Arma è un fiore all’occhiello per noi italiani, e in tutto il globo viene considerata come un esempio da seguire, ma ahimè, non facile da emulare.
Ci vogliono anni e anni di storia e gente che lo sappia fare.
Comunque noi l’abbiamo e personalmente ne sono ben fiero che così sia.
Questo anche se in fondo in gioventù ho “ceffato” l’ammissione all'Accademia della Nunziatella per via di un’astrusa legge del ’30 sulla vista (miopia); pochissime diottrie in meno e sei fuori.
Vabbé era destino.
Comunque non è di questo che voglio parlarvi ma dell’abnorme condanna in 1° grado ricevuta ed “omaggiata” al Capo dei Ros, Gianpaolo Ganzer.
14 anni, interdizione, eccetera eccetera.
Di primo acchito ho pensato al tenente Carmelo Canale, collaboratore di fiducia di Borsellino, e oggi assolto dall’accusa infamante di mafia, ma “solo” dopo 14 anni.

La Giustizia condanna i vertici della sicurezza, lo Stato condanna lo Stato, in una spirale devastante rispetto alla quale le posizioni personali dei diretti interessati rappresentano ben poca cosa.
La sentenza che condanna Ganzer è una botta micidiale alle credibilità delle istituzioni, ma il rimedio non consiste nel far finta di nulla, ma nell’affrontare il problema vero e serio.
Questo tipo di giustizia può mettere in scacco lo Stato, può bloccare gli uomini della sua sicurezza, può sovra ordinarsi a qualsiasi potere.
Il che non è il trionfo del diritto, ma la sua sopraffazione.
Come si può pensare che il comandante generale dell’Arma e il ministro degli Interni confermino la fiducia al condannato senza, al tempo stesso, fissare la più totale sfiducia in chi l’ha giudicato?
E come si può pensare che i carabinieri agli ordini del condannato collaborino, nella veste di polizia giudiziaria, con i magistrati che hanno accusato e condannato chi li comanda?
Un totale cortocircuito in cui molti prenderanno una sonora “corrente” … elettrica, naturalmente.
Per ora la prendiamo noi (poi vi dico dove), nel qual caso ce ne fosse ancora di bisogno, e “c’inventiamo” quell’Italia che altri non aspettano altro di “ricordare” (qui e qui) e poi molti altri ancora.

Le favole della Brambilla ti spingono in alto, ma è meglio passare di sotto.

Fedro, un tipo vissuto duemila anni fa e che le favole preferiva scriverle che raccontarle, sosteneva che non sempre le cose, gli uomini/donne, sono come sembrano.
Già, come dargli torto.
Non so se la Brambilla abbia mai scritto una di queste o se le siano state raccontate in tenera età; di sicuro ce le racconta a noi.
L’ultima, ma sicuramente non sarà la finale, è quella dei Comuni a 5 stelle.
Il ministro Brambilla ha deciso che i primi Comuni che recepiranno il provvedimento verranno inoltre premiati dal ministero del Turismo quali 'Comuni a 5 stelle, un riconoscimento che varrà il loro inserimento in un nuovo prodotto turistico italiano di eccellenza, per avere contribuito ad un cambiamento culturale necessario ed avere adeguato la qualità della loro offerta ad un più alto contenuto di servizio.
Ma che cosa dovranno recepire i Comuni di così importante per ottenere l’ambito e prestigioso premio?
Eccolo!
Garantire ai proprietari di animali da compagnia la possibilità di portarli al mare, ossia l'individuazione di un tratto di spiaggia libera “animal friendly” destinata ad accogliere gli animali d'affezione.
Nell’ordinanza si specifica che l'accesso sarà consentito ai cani “regolarmente iscritti all'anagrafe canina” e pone una serie di obblighi a carico dei detentori/proprietari: dall'eliminazione delle deiezioni al controllo e alla conduzione degli animali, che potranno fare il bagno nello specchio di mare antistante la spiaggia.
Beh, credo che i premi con questo consistente firmamento (5 stelle) debbano essere destinati per cose ben molto maggiori.
Un momento, anch’io amo i cani e con loro gran parte del mondo animale, a parte quelli schifosi, e spesso qui ho scritto che bisognava fare qualcosa nel merito per sopperire a molte “magagne” del passato e quindi evidenziarle in campo turistico, ma farla fuori dal vasino … suvvia.
Secondo la Signora in rosso il “Cambiamento culturale”, il “prodotto turistico d’eccellenza” ed un “più alto contenuto di servizio”, si misura con una spiaggia per cani e la paletta (con secchiello) per le loro defecazioni?
……in Canada c’è una città che si chiama Mississauga (Ontario), dove la Sindachessa, tale Hazel McCallion che ha raggiunto la venerabile età di 90anni, e che per ben 11 volte di fila (dal 1978) ne è diventata e rimane il Mayor.
Le ultime votazioni sono finite così: 92% a 6%!
Da questa data (1978) la città non ha più preso in prestito del denaro dallo Stato, non ha alcun debito e nelle casse personali dispone di oltre 800 milioni di dollari per i casi di necessità.
In 20anni ha raddoppiato la popolazione portandosi a circa 800.000 abitanti ed è sede di molte aziende rinomate che hanno preferito Mississauga ad altre più grandi città del Canada.
Beh, quante stelle bisognerebbe dare ad una città così: 30/40/50 o forse 100 (?), e se guardi questa grande signora, comprendi il perché non è l’abito che fa il monaco, né tanto meno il ministro del turismo italiano.
Ah dimenticavo.
Tempo fa ho fatto visita al Comune di quella città; mi trovavo nei paraggi e volevo congratularmi, ma purtroppo la Sindachessa non c’era.
Era nella Capitale a ritirare uno di quei numerosissimi premi che “giustamente” e periodicamente le vengono attribuiti.
Sono comunque riuscito a parlare con un responsabile dell’AMO (Municipalities of Ontario) a cui ho chiesto se qualche nostro Sindaco d’Italia si fosse messo in contatto con loro per poterne apprendere le capacità e magari copiare.
Mi hanno risposto che sono stato il primo …
…. purtroppo o per fortuna io non sono un Sindaco ma solo uno a cui piace imparare da chi ne sa di più … non certo da chi racconta favole, anche quelle a cinque stelle.

lunedì 12 luglio 2010

Buco dopo buco, prima o poi s'affonda.







L’Italia, come gran parte del mondo, si trova nel bel mezzo di un passaggio assai difficile della sua storia.
Il nostro stato di nervosismo nasce dal fatto che non riusciamo a farci una ragione del presente, figuriamoci del futuro.
E la colpa è dell’assenza della politica, mentre noi che in definitiva siamo lo Stato, siamo anche di peggio.
Presenti, anzi presentissimi nel contestare solo sciocchezze; se quello va a puttane o a trans; se Totti ha sbagliato un rigore o se il Corona ha fatto una presunta sciocchezza.
Dulcis in fundo, il problema dell’eliminazione del nostro preferito da Amici o dal Grande Fratello, diventa un problema social-nazionale.
Ma per piacere.
Non riusciamo neanche a fare valere i nostri diritti o rispettare i nostri doveri attraverso uno sciopero, senza danneggiare, distruggere o rovinare il lavoro degli altri; checcenefrega dicono in molti.
Mentre se ti fermi per alcuni minuti in prossimità di un semaforo cittadino, ecco che in quel breve spazio di tempo succede di tutto; botte di vaffa o addirittura tentativi da parte di esagitati di prendere a schiaffi qualcuno per il solo motivo che non è partito al verde di scatto.
Se poi hai la sfiga d’aver parcheggiato o essere il titolare di un negozio nella città dove si riuniscono i grandi del globo; beh, stai certo che i tuoi sacrifici non sono valsi a un bel … niente.
Ti spaccano tutto e in più s’incazzano se dici qualcosa.
Ma che mondo è?
E non passa giorno che sui quotidiani o TV non leggi o non senti di questo e quell’altro; dei nostri rappresentanti al Governo, istituzioni o politici che ne combinano di tutti i colori; intrecci, intrighi e str….anezze varie.
Se poi guardi al loro operato, al loro da farsi e quello che riescono a produrre; beh, sarebbe meglio, per la salvaguardia della propria salute, pensare a tutt’altro.
E ti smonti … ma non certo io.
E torno a parlare di turismo, quello rappresentato dalla Michela Brambilla che ne è Ministro ma come un Ministro non è.
Quella che elenca dei dati che “nessuno” conosce o che ha mai visto; quella dei ricchi premi e cotillons un tanto al chilo, sia destra, a manca o a se stessa; quella che s’accontenta d’esser andata meno peggio di alcuni, e poco le importa se altri vanno meglio; quella delle nomine che non riesci a capire, ma di cui capisci la provenienza; quella del portale che è sempre pronto, si, ma sempre domani; quella quella quella quella, quella che se non ci fosse, forse sarebbe anche meglio.
Quella che risponde ad Alemanno che la tassa di dieci euro a Roma per turista non è giusta, ma che idee non dà.
E come può darle d’altronde.
Certo che non è giusta e specialmente in quella esagerata misura.
Anche se ultimamente si prevede una riduzione di 5 euro a persona, a dimostrazione che qui si parla, si sparano dati e sentenze senza prima ragionarci un poco, e in breve tempo si dimezza il richiesto.
Le solite storie italiane alla moda “marocco”, chiedi due per avere uno.
Mentre in Spagna …
anche Barcellona, come già Parigi, potrebbe applicare in futuro una tassa sui soggiorni turistici, dell'ordine di un euro per visitatore. Lo scrive oggi il quotidiano catalano La Vanguardia, secondo cui l'ente del turismo della metropoli mediterranea, Turisme Barcelona, sta ipotizzando di ricorrere a questa forma di finanziamento per compensare i tagli di bilancio sul fronte delle dotazioni fiscali ordinarie.
Mecca del turismo europeo - anche low cost - nell'ultimo decennio, Barcellona seguirebbe così la strada di Parigi (dove la tassa di soggiorno fu introdotta nel 1910) e di altre metropoli come New York, dove la hotel tax costa in media 3,50 dollari a notte.
Gli introiti a Barcellona potrebbero facilmente ascendere a 15-20 milioni di euro all'anno, soprattutto se la tassa fosse estesa a tutta la Catalogna.
Il prelievo sarebbe del valore di circa un euro per visitatore indipendentemente dalla lunghezza del soggiorno, e sarebbe applicato dagli alberghi.
Oggi il sindaco di Barcellona, Jordi Hereu, ha chiesto al governo centrale di Madrid una normativa statale che consenta questo tipo di iniziativa in tutta la Spagna: secondo il primo cittadino, l'idea della tassa di soggiorno "sta facendo progressi".

….semplice, lineare, senza patimenti ma soprattutto senza rompimenti di marroni per i turisti e per noi.
P.S.: I soldi di ricavo andrebbero poi spesi ESCLUSIVAMENTE per tutte quelle cose che interessano il riordino del turismo locale e non a puttane, a trans oppure le RESE per l’acquisto di qualche appartamento e la sua ristrutturazione, o … vabbè, avete capito.
Lì, che usino i loro, se ONESTAMENTE li hanno guadagnati.

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