mercoledì 9 dicembre 2009

Legislazioni europee dei Casinò








Non ci capita spesso d’essere in accordo con quanto dice e programma la Michela Brambilla, anzi quasi mai, ma come più volte abbiamo detto lo scopo di questo blog non è rompere le scatole o sfogare rabbie politiche represse, ma contribuire, si spera anche in pur minima parte, per evidenziare quello che riteniamo giusto o sbagliato.
Chi scrive qui, in gran parte, lavora in questo settore e la pretesa è che le cose possano migliorare, ma purtroppo così non è; almeno per ora.
Bene, detto questo, passiamo al perché siamo in sintonia con l’apertura dei Casinò in alcuni degli alberghi 5* della nostra cara penisola e facciamo un piccolo revival sulle altrui legislazioni in materia.
In Europa le case da gioco legali sono complessivamente 817, il 67 per cento delle quali è localizzato nella parte occidentale del Continente.
Solo in Francia ve ne sono 168, e non 185 come sostiene la Brambilla.
Ecco alcuni riferimenti legislativi in Francia, Gran Bretagna, Austria e Spagna.
FRANCIA - La prima norma risale al 1907 ed ha subito aggiornamenti nel corso degli anni. L'autorizzazione all'apertura dei casinò è rilasciata dal ministro degli Interni dopo attente indagini ed in considerazione di un capitolato d'oneri molto rigido.
A sorvegliare il gioco legale così come a reprimere quello clandestino, provvede la Polizia dei Giochi, una sorta di sotto-direzione della Direzione generale del Ministero degli Interni.
E' presieduta da un sotto-direttore, assistito da un commissario divisionale, da tre commissari e 85 funzionari.
I venti circoli parigini, ma soprattutto i 137 casinò sparsi sul territorio, costituiscono il primo campo d'intervento di questo corpo di polizia speciale, ritenuto efficientissimo.
Un altro controllo viene esercitato da un ispettore del Ministero delle Finanze, al quale i casinò pagano regolarmente le loro imposte ogni 15 giorni.
GRAN BRETAGNA - Nella patria della scommessa, il Parlamento varò nel 1968 il "Gaming Act", una legge il cui scopo era quello di ridurre drasticamente il numero delle case da gioco.
Nel 1960 ne funzionavano infatti ben 1.126, nel '75 ne rimasero "soltanto" 187.
Fu creato un Ufficio per il Gioco al quale ogni proprietario di casinò doveva richiedere un certificato per poter poi ottenere la licenza dalle autorità giudiziarie locali.
Ogni forma di pubblicità è vietata, così anche le bevande alcoliche, che sono consentite in determinati orari.
Nei clubs (tali sono i casinò inglesi) vige la regola del cosiddetto "tempo di riflessione": un nuovo cliente, cioè, può iniziare a giocare solo 48 ore dopo aver ricevuto la tessera di ammissione.
AUSTRIA - Dodici le case da gioco nella Repubblica federale austriaca, tutte gestite da Casinos Austria, una società mista composta per un terzo dalla Zecca di Stato, per un terzo da banche (alcune pubbliche) e compagnie finanziarie e per il resto da piccoli azionisti.
Opera in regime di concessione governativa e mediamente paga tasse per circa il 74 per cento degli introiti, suddiviso tra Governo federale, Regioni e Comuni.
I giochi autorizzati sono, oltre le slot, la roulette, il black jack, il baccarà e il poker.
Il monopolio dei giochi d'azzardo, istituito con leggi del 1960 e '62, è riservato al Governo centrale.
SPAGNA - Nel 1977, dopo 54 anni di divieto, il governo spagnolo liberalizzò il gioco e accordò 18 licenze.
Nel giro di qualche mese furono aperti 17 casinò, distribuiti equamente su tutto il territorio nazionale.
La liberalizzazione fu dovuta non soltanto all'esplosione turistica che il Paese conobbe a partire da quegli anni, ma anche e soprattutto a causa delle somme considerevoli che gli spagnoli dilapidavano sui tavoli da gioco stranieri.
Prima delle leggi restrittive varate durante il regime franchista (1924), i casinò spagnoli erano più di 2.000. Le uniche persone che non hanno accesso sono i minori di 18 anni e le persone coinvolte nella gestione finanziaria dello Stato o di un Comune.
Lo Stato pone a carico delle case da gioco tasse che vanno dal 15% al 50%, secondo l'ammontare delle entrate, e restituisce una parte dei tributi alle amministrazioni locali. Inoltre, limita al 25% del capitale azionario la partecipazione di soggetti stranieri alla gestione.

Nella prossima spiegheremo l’utilità ed il guadagno che crea all’indotto…sempre che sia ben gestito.
Fonte: Anit

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