domenica 31 marzo 2013

La stanza degli ignoranti


Sto iniziando seriamente a preoccuparmi per il divario tra apparati sempre più sapienti e persone sempre più deficienti (dicono loro), fino al punto che hanno ammaestrato questa geneliata di includere ben due gruppi di esperti per risolvere la formazione del prossimo Governo nazionale.

Così formati:
Per il per gruppo istituzionale: il prof. Valerio Onida, il senatore Mario Mauro (Scelta Civica), il senatore Gaetano Quagliariello (Pdl) e Luciano Violante (Pd).

Per quello “economico” il professore Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, il professore Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato; il dottor Salvatore Rossi, membro del Direttorio della Banca d’Italia, l’onorevole Giancarlo Giorgietti (Lega) e il senatore Filippo Bubbico (Pd), presidenti delle Commissioni speciali operanti alla Camera e al Senato, e il ministro Enzo Moavero Milanesi.

Non ho molte nozioni in merito agli “eletti”, ovviamente qualcosa si, ma non sono di certo addentrato nelle loro rispettive conoscenze per determinarne consapevolmente l’utilità, ma leggendo le rispettive carriere mi sovviene d’impeto il David Weinberger il quale sosteneva che tra le persone riunite in una stanza, la cosa più intelligente è la stanza.

Ma “porca Eva”, ma è mai possibile che non ce ne sia uno, diciamo anche mezzo va, che ne sappia almeno un po’ di quel settore che contribuisce a quasi il dieci per cento del Prodotto Interno Lordo italiano (il PIL), e vale a dire il turismo?
   
Eppure tutti (anche quelli più stupidi per eccellenza) sostengono che l’Italia debba e possa risorgere attraverso questo settore, mentre per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana (bontà loro), alle Camere ne hanno eletto tre o quattro che nel comparto ci lavorano, che se rapportati ai 945 (630 Camera dei Deputati – 315 Senato) fanno qualcosa come lo 0,5 (scarso) per cento del suo totale.
E quel dieci per cento che fine ha fatto?

La mia preoccupazione è che con la creazione di questi “gruppi” (macchine dotate di intelligenza artificiale?) si rischi di affidare il controllo della nazione a forme di intelligenza che sono indifferenti verso di noi e verso le cose a noi care.
Ovviamente, per quanto riguarda invece le cose per loro importanti, il discorso cambia.
E i fatti (situazione attuale dell’Italia), confermano ciò!

Ovvero, persone “oggetto” che pensano e decidono per noi, e praticamente come telefoni che sanno cosa stai per fare, automobili che guidano da sole, frigoriferi che stabiliscono quando è il momento di fare la spesa, e via dicendo.
Solo che le auto si sfracellano (debito nazionale) e i frigoriferi sono perennemente vuoti perché non ci sono i soldi per la corrente (debito personale a causa del debito nazionale) e i cellulari sono grassi e non hanno la linea (è una cazzata, lo so, ma non sapevo cosa scrivere in merito e aspetto consigli).

E chi decide per me sono quelli affini a coloro, o addirittura gli stessi, che in questa situazione c’hanno ridotto.

Per quanto mi riguarda, io non ho nulla in contrario che una stanza sia più intelligente di me, ma invero l’avrei nel caso fossero loro (i partecipanti ai gruppi) ad esserlo anche perché non ci credo proprio.
Tuttavia, non intendo entrarci al buio se quel dieci per cento non è rappresentato, specie se c'è in giro la voce che sia piena di ignoranti nei confronti del turismo … ma non corriamo questo pericolo anche perché non hanno invitato nessuno del nostro comparto.
Quindi, prima di tutto, cerco l'interruttore della luce ... ma non l’accendo.





sabato 30 marzo 2013

I leccalulo nel turismo e non solo


Che in Italia la meritocrazia sia alquanto vista di sott’occhio ormai lo sanno anche i sassi, a parte qualche testa di legno che di ciò ci marcia e di cui vedremo dopo il perché.

E il danno che questa schifezza dà al turismo nazionale, e non solo, è incommensurabile.

E non parlo certo per me, anche perché quello che avevo da fare l’ho maturato all’estero dove invero la meritocrazia è l’essenzialità per far andare bene le cose.
Infatti che qualcosa vada bene qui è utopia allo stato più puro che c’è.
Ma il perché qui si è così “coglioni” è semplice semplice.

Solitamente quando mi si parano davanti quelli che tra un po’ andrò a descrivere e incomincio ad ipotizzare che da li a poco potrei sentire dell’umidiccio nelle zone a tergo, con “questi” ci parlo e faccio in modo di fargli capire che con me non si va da nessuna parte, mentre sarebbe per entrambi meglio usare più il cervello che la lingua, e questo per il bene di tutti.

Il “leccaculo”
Dal punto di vista della vocazione alla professione possiamo distinguere in leccaculo per convinzione e leccaculo per convenienza.
Il leccaculo per convinzione è quel personaggio che si innamora follemente del potente di turno e si pone alle sue terga pronto ad assolvere ai suoi compiti umidicci.

Il potente si circonda di molti leccaculo e li distingue inevitabilmente in 'buoni', categoria a cui anche lui appartiene dalla nascita, e “cattivi”, categoria a cui appartiene chi non è un suo leccaculo.
Anche i leccaculo definiscono cattivi quelli che non hanno bisogno di spargere della saliva nei posteriori altrui per sopravvivere.
Il leccaculo per convinzione non si sognerà mai di mettere in discussione la parola del padrone, nè di accennare una critica al suo perorato.
Se lo facesse metterebbe in serio pericolo la propria salute, rischiando crisi respiratorie, eruzioni cutanee e secchezza delle fauci e nel cervello, anche perché in questi casi entrambe sono formati dalla stessa materia.

Il leccaculo per convenienza è quel personaggio dotato di una qualche qualità (non la dignità, concetto da considerarsi veteromedievalmarxistacattoreazionario) decide di metterla in vendita al miglior offerente, prestandogli così la propria opera come leccaculo.
Per questo personaggio il colore della bandiera non conta mai, ciò che conta è risultare il più possibile ad essa nelle foto, risultare sempre in prima linea nella difesa della stessa.
Salvo, ovviamente, offerte superiori.

Il leccaculo per convenienza esemplare lo si distingue facilmente su facebook (la cosa l’ho capita da poco) perché al post del potente, che gli è ovviamente amico su questo social, gli mette il “mi piace” anche quando il potente di turno scrive che alla sera o domani mangerà pasta e fagioli.
Solitamente su di quel post, seguono anche i commenti di apprezzamento del leccaculo per la divulgazione della fantastica notizia, preparandosi così ad una leccata pazzesca da far proprio schifo a quelli che non sono dei leccaculo.

Il “padrone” non si discute, si adora, rigorosamente dal basso in alto.
Rispettando tutte queste regole il leccaculo riceverà dal potente le giuste ricompense.
Essi sanno che il rispettivo benessere è reciprocamente collegato, inestricabilmente aggrovigliato. Il potente che ama circondarsi di leccaculo lo fa perché questo gli permette di sentirsi superiore e adorato.
Il leccaculo riesce a far sua l'essenza marroncino del potere.
Nei casi migliori (per loro, peggiori per noi) il padrone e la sua schiera di leccaculo riescono a impadronirsi del potere e si rafforzano a vicenda.

Ritengo che i tempi siano ormai maturi per la creazione di una facoltà universitaria in cui si insegnino le regole e i principi chiave di questa nobile e promettente professione.
Si indica ogni anno il concorso "Lingua di feltro" per premiare il leccaculo che nell'anno ha rappresentato meglio la categoria.
Si crei un ordine professionale per tutelare i diritti e le competenze dei leccaculo e per definirne la deontologia.
Le figure adatte a presiederlo e a far da docenti non mancherebbero davvero … e qui la lista sarebbe anche molto lunga ... ma è meglio evitare.
Come non mancherebbero di certo gli alunni e gli scolari che vogliano affinare le loro qualità.
Però anche se non li posso scrivere, molti in queste righe ci si possono vedere, neh!

Inferno (Canto diciottesimo)
Il canto diciottesimo dell’Inferno di Dante Alighieri si svolge nella prima e nella seconda bolgia dell'ottavo cerchio, ove sono puniti rispettivamente i ruffiani e seduttori e gli adulatori; siamo nel mattino del 9 aprile 1300, o secondo altri commentatori del 26 marzo 1300 (Sabato Santo).
Con questo canto inizia la seconda metà della cantica infernale.

Luogo è in inferno detto Malebolge,
tutto di pietra di color ferrigno,
come la cerchia che dintorno il volge...

Di qua, di là, su per lo sasso tetro
vidi demon cornuti con gran ferze,
che li battien crudelmente di retro...

Quivi venimmo; e quindi giù nel fosso
vidi gente attuffata in uno sterco
che da li uman privadi parea mosso...

Sono i dannati della I Bolgia dell'VIII Cerchio, colpevoli di soddisfare il piacere altrui e proprio attraverso la prerogativa sopra descritta.
Sia chi ha ricevuto da tergo la saliva altrui e sia chi l’ha fatto.
Compaiono nella prima parte del Canto XVIII dell'Inferno e la loro pena consiste nel camminare nudi in direzioni parallele e opposte lungo la Bolgia (i primi vicini all'orlo esterno, gli altri a quello interno), sferzati sul di dietro da demoni cornuti armati di frusta.
I leccaculo procedono alzandosi sulla punta dei piedi per ridurre la violenza dei colpi sulle natiche: contrappasso degno di coloro che, per favorire i loro complici o per conto proprio, hanno indotto altri a concedersi, solamente per assecondare il capriccio dei loro bassi istinti.

I più maliziosi sostengono che in vita i leccaculo abbiano già affinato un certo callo sulle natiche per poter poi alleviare il dolore una volta defunti e trasportati negli inferi, e che questo li rende abbastanza riconoscibili.
Però mica puoi dire alla gente di tirarsi giù i calzoni o la gonna per fartelo vedere … ma non è difficile per niente riconoscerli anche senza questo piccolo esame da tergo.


P. S.: Particolare del leccaculo: ti ruba le idee e se le vende per fare la sua bella sporca figura ... solo che al massimo riesce ad iniziarla e poi non conoscendo minimamente le procedure da sviluppare, va a finire che fa solo dei gran casini.
Danneggiando solo ed esclusivamente gli altri, mentre loro si salvano sempre nella solita maniera che conoscono a menadito ... pardon, a menalingua.
E di esempi ne ho a iosa!








venerdì 29 marzo 2013

E' primavera, svegliatevi!


Beh dai, non è male che dopo quasi cinque anni s’incominci finalmente a capire che le critiche, quelle condite da un leggero sarcasmo, siano alquanto costruttive; turismo compreso.

Infatti, mettono in risalto le sciocchezze altrui, le ridicolizzano nella giusta maniera e diciamo che manifestano una sorta di: “ma che razzo stai a fa?”.

D’altronde a chi può far piacere leggendosi, sentirsi “colpito” nel proprio “mestiere” (mestiere per modo di dire), e dimostrano a lor signore e signori che s’è fatta una ca … mellata pazzesca?

Ora anche il TTG Italia sembra ripercorrere questa strada e tramite l’amico Josep Ejarque … Facciamoci del male … per favore!
Dove si narra l’improponibilità di alcune cosette sul turismo del tempo passato, che però nel momento del fatto non furono mai narrate da alcuno, se non in queste sole pagine, e autrici di tonnellate di letame al nostro indirizzo … in particolare al mio.
Bontà loro!

Comunque sia e a prescindere dal letame ricevuto a gogò per ciò che s’è sempre scritto sul blog “Tutto sbagliato tutto da rifare”, e dagli "imbelli" che continuano a pensare l'opposto, quelli più propensi all'uso "linguistico" ai posteri o ai posteriori altrui ... s’era all’incirca a Natale del 2008 e la Brambilla; si lei, la famosa Michela Brambilla di cui la maggior parte dei “guru” del web del turismo che con le istituzioni per chissà quale motivo ci marcia o ci voleva marciare, ebbene, eran tutti felici e contenti ma che poi al fine c’è solo marcito, lanciò la sua ideona (Giuvanne, Franceschiello e Don Pascà). 
Ma nessun problema, i "linguistici", coi prossimi "capi", rifaranno tale e quale la medesima solfa; prima il silenzio (sempre per chissà quale motivo) mentre poi … peste e corna in gran quantità!

Ma questo blog non fa così e infatti dell’allegra trovata, del funesto triumvirato "evirato" (Spagna, Francia e Italia) ma non solo, s’era già scritta la nostra opinione che guarda caso non ha prodotto che il nulla assoluto.
Maghi?
No, assolutamente, ma solo l'uso del comprendonio.

Beh, così si scrisse e per poi riprenderla a dimostrazione che la genialata s'era dimostrata completamente una sciocchezza, cosa di cui non s'aveva il minimo dubbio.
E gli altri?
Il silenzio assoluto e il più assordante che c'è!

E così pure in merito alla recente riunione o assembramento (dai chiamiamolo così) per produrre più turismo tra San Marino e l’Italia, ma avvenuto anche l’anno scorso di cui nessuno fece parola o il minimo scritto … ovviamente tranne che noi (ved. qui), descrivendone l’assurdità … naturalmente presunta.

Ma a che cippa servono 'ste "cose" qua? ... ma soprattutto ci giunge all'improvviso l'idea se non ci sia altro da fare di più importante o produttivo con tutti i casini che in questo settore c'abbiamo.
Ma per piacere, su, dai, giù e dall'ambo le parti!

La morale della favola è che le tonnellate di letame preferiremo dividerle con altri, anche perché se non siamo i soli, ce ne toccherebbero, per quelle logiche leggi matematiche, un pochettino di meno.
E anche perché produrrebbero una maggiore attenzione da parte di chi queste cazzate le fa e che non servono ad una benemerita mazza, ma sono solo una grandissima perdita di tempo.

E chissà se ad essere in tanti non si possa ottenere una maggior attenzione da parte dei preposti al turismo nazionale, a non farle mai più … ma non certo col scrivere cose di oltre quattro anni fa, neh!

Giusto per la precisione e per evitarci un po' di quell’antico sapore di … diciamo letame, va!








giovedì 28 marzo 2013

Il "folle" Boro che sa far turismo ... Borislav Janković il "pittore" di Zelenkovac


Di Daniele Canepa
Un paesaggio incantato, un uomo dall'aspetto burbero, ma con un animo d'artista, e un villaggio ecosostenibile che risuona di musica jazz. Il racconto di un viaggio a Zelenkovac, in Bosnia Erzegovina.
"La bellezza salverà il mondo," dice il Principe Myskin, protagonista del romanzo "L'idiota" di Dostoevskji. Purtroppo, come insegna la storia, a volte non è così. Guerra e odio accecano le persone, e monumenti alla bellezza universalmente riconosciuti vengono distrutti senza altri motivi che il trionfo dell'oscurità insita in ogni essere umano.
In alcuni casi, però, la bellezza lo salva davvero il mondo. Proprio questo, secondo Borislav - "Boro" - Janković, di professione pittore, è accaduto nel villaggio che è la sua "creatura" oltre che la sua casa, Zelenkovac, che si è reso protagonista di un evento di pace tanto prezioso quanto raro nella guerra in ex-Jugoslavia, il conflitto più violento in Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
Ma dove si trova e che cosa è precisamente Zelenkovac? A circa venti minuti di auto dalla cittadina di Mrkonjić Grad e a un'ora e mezza da Banja Luka, capitale della Republika Srpska, l'entità a maggioranza serba della Bosnia ed Erzegovina, Zelenkovac è oggi un villaggio di montagna eco-turistico composto da capanne e bungalow in legno adibiti a strutture ricettive per viaggiatori che vogliano passare qualche giorno a contatto con la natura.
Se forse questa può andare bene come descrizione "turistica", Boro sottolinea più volte che l'essenza di Zelenkovac è di essere: "Un luogo che ispira pace."

Boro il folle

Nel suo racconto, Boro non parte dalla descrizione di ciò che è successo a Zelenkovac durante la guerra. Da narratore navigato quale è, sa come far crescere la curiosità e le aspettative nei suoi ascoltatori.
E in effetti fa proprio piacere sentirlo narrare mentre, seduto a un tavolo all'aria aperta in una mattinata di sole, sorseggia un caffè e di tanto in tanto porta alle labbra una sigaretta. Parla di come Zelenokvac non è sempre stata come è oggi, ma anzi è cambiata molto. La sua storia, che si intreccia a doppio filo con la vita di Boro, inizia nella prima metà degli anni Ottanta.
"Questo luogo apparteneva alla mia famiglia ed era la sede di un mulino ad acqua. Essendo un posto tranquillo, dopo i miei studi alle accademie d'arte di Sarajevo e Banja Luka, ho deciso di venire a lavorare qui. Siccome avevo pochi soldi, iniziai ad adattare gli oggetti che trovavo dentro al mulino e a farli diventare gli strumenti per dipingere i miei quadri. La gente pensava che fossi impazzito: che cosa ero venuto a fare qui, in un vecchio mulino di montagna, da solo? E così iniziarono a chiamarmi "Boro il matto".
In realtà, Boro stava ponendo le basi che fecero di Zelenkovac un'oasi di pace e un luogo di ritrovo per artisti provenienti da tutte le repubbliche dell'ex-Jugoslavia, affascinati dal suo progetto. "Erano amici miei: non c'erano solo pittori, ma anche poeti. Ognuno di loro nel tempo mi ha dato una mano a costruire queste strutture in legno che oggi ci permettono di dare alloggio a circa cinquanta persone".
E avendo conosciuto Boro di persona, non c'è da dubitare che in tanti si siano prodigati per dargli una mano. A vederlo da lontano, senza avere l'occasione di parlargli, dall'alto del suo metro e ottanta abbondanti, spalle larghe e barba folta, potrebbe dare l'idea di un burbero uomo di montagna, uno di quei tipi solitari e poco inclini a fermarsi a discorrere. In realtà, la prima dote che traspare non appena ti si fa incontro per conoscerti e per stringerti la mano, è la sua sincerità.
Il suo sguardo e la sua gestualità sono diretti e infondono nel suo interlocutore un senso di grande sicurezza: "Tranquillo, che se qualcosa va male ci penso io", sembra di sentirgli dire ogni volta che ti passa il braccio dietro alla spalla. Le mani danno un'impressione di grande forza, più che della delicatezza necessaria a dipingere. E per rendere Zelenkovac la perla che è diventata negli anni, di sudore e di forza fisica ce ne deve essere stato davvero bisogno. Ma un aspetto che impressiona di Boro è la naturalezza con la quale si apre nel descrivere anche i momenti meno felici della sua vita: "In alcuni periodi il mio senso di solitudine era tale che immaginavo che la mia casa, il vecchio mulino, fosse una nave che affondava in mezzo al mare in tempesta. Questi per me sono stati i momenti più bui".

La guerra

Un'altra parentesi triste è coincisa con l'inizio della guerra, che ha imperversato nelle repubbliche dell'ex-Jugoslavia negli anni tra il 1991 e il 1995. In quel periodo, tra l'altro, Boro non si trovava nella sua terra: "Mi ero innamorato di una donna russa e l'avevo seguita fino al suo paese. Ma non appena ebbi notizia del conflitto, decisi subito di tornare per proteggere i posti in cui ero cresciuto".
Tuttavia, a differenza di altri, non ritornava per imbracciare un fucile: "Sono contro la guerra. La guerra è una merda. Non è il fatto di avere paura, non è certo questo. E' che proprio non concepisco questo fatto di stare lì per ore e giorni ad aspettare che qualcuno mi dia ordini di fare questa o quella cosa... Non fa proprio per me." E così, invece di indossare una divisa, Boro decide di mettere la sua esperienza in qualità di operatore video e redattore al servizio di un'emittente televisiva di Banja Luka.

Il ritorno

Dopo anni passati in esilio forzato, alla fine della guerra si presentava finalmente a Boro l'occasione di tornare in quel luogo che anni di lavoro e sforzi gli avevano consentito di trasformare in un villaggio incantato - "tolkieniano" per usare la definizione di Lonely Planet a proposito di Zelenkovac - nelle montagne boscose bosniache. Chissà quali sentimenti di speranza, sconforto e trepidazione si saranno mescolati nella testa di Boro al suo ritorno. Considerando che la guerra aveva spazzato via l'ottanta per cento degli edifici nelle città e nei villaggi dell'intero paese, è comprensibile come egli dovesse essere fortemente preoccupato per la sua amata Zelenkovac...
E invece, al momento dell'arrivo, la sorpresa, la gioia inaspettata: "Stentavo a crederci, ma non c'erano segni di distruzione. Sì, è vero, ho trovato alcune armi lasciate qua e là, ma più o meno tutto era stato lasciato così com'era. La cosa più incredibile è che qui si sono fermati tutti e tre gli eserciti coinvolti nel conflitto: bosniaci, croati e serbi. Se non si è consumata violenza, se questo luogo non è stato distrutto, è perché il senso di pace e di armonia con la natura che dà ha il potere di fermare l'aggressività nelle persone".
La storia di Zelenkovac è davvero una perla rara in mezzo a un conflitto che ha conosciuto le atrocità della pulizia etnica, dei massacri di massa, di stupri e di razzie. A ulteriore testimonianza della sua straordinarietà, non si è trovata traccia a Zelenkovac delle mine antiuomo, che rappresentano ancora un pericolo reale nella Bosnia ed Erzegovina a quasi vent'anni dalla fine del conflitto. Guide cartacee e abitanti locali sconsigliano ancora oggi di allontanarsi dai sentieri battuti o di avventurarsi con l'auto sulle strade sterrate.

Capitalismo selvaggio

Tuttavia, nonostante il sollievo iniziale, per Boro si presentavano subito all'orizzonte diverse nuove insidie. "La mia proprietà era salva, ma Zelenkovac era minacciata dai capitalisti arricchiti dalla guerra, che volevano comprare i terreni edificabili circostanti".
Per fortuna, Boro gioca immediatamente d'anticipo, trasformando Zelenkovac da una comune di artisti in uno spazio per un turismo sostenibile e consapevole: "Dopo la guerra regnava il caos più totale. Le cose appartenevano a chi se le prendeva. Per questo ho subito presentato alle autorità locali e internazionali un progetto che avrebbe reso Zelenkovac ciò che è oggi: un villaggio in totale armonia con l'ambiente in cui è inserito".

Jazz

Ma Boro rimane un artista e nella sua casa non poteva mancare uno spazio riservato alla musica. E così è nato il palco John Lennon, dedicato a ospitare a Zelenkovac ogni luglio musicisti jazz provenienti non solo dall'ex-Jugoslavia, ma da tutto il mondo. "Hanno partecipato al nostro festival artisti del calibro di Vasil Hadjmanov, uno dei più grandi dell'ex-Jugoslavia, oppure Hannes Beckmann, jazzista tedesco, per non parlare di Monty Waters, sassofonista che suonò con Miles Davis".
La cassa di risonanza è tale che Zelenkovac ha iniziato ad attrarre visitatori da tutto il mondo: "Non solo come turisti. Alcuni vengono come volontari per darci una mano con il nostro progetto. Abbiamo avuto anche un visitatore dalla Mongolia che ci aveva conosciuti grazie alla Lonely Planet," aggiunge Lily, una dei diversi collaboratori di Boro, la quale racconta di avere già accettato delle prenotazioni per il prossimo Capodanno.
"Grazie a questo luogo abbiamo avuto delle possibilità di contatti altrimenti inimmaginabili," racconta un giovane studente, Saša, che a Zelenkovac viene di tanto in tanto a promuovere la rakija - bevanda superalcolica locale - prodotta dalla sua famiglia.
Tutto questo è coerente con la visione di Boro: "Se vogliamo creare le condizioni per una pace durevole, dobbiamo creare dei ponti tra le persone. Tanti visitatori vengono qui per visitare questi posti e stare in armonia con la natura. Per gli abitanti locali è un'occasione entrare in contatto con persone provenienti da realtà diverse e creare una rete di amicizie che durerà nel tempo: questa è la vera missione di Zelenkovac”.







mercoledì 27 marzo 2013

Turismo invernale: Francia segno + ... Italia -8,5% e giro d’affari -13%.


Il turismo italiano, poche balle, affonda sempre più inabissato dal peso dell’incompetenza di chi ci amministra, e a semplice conferma le ultimissime statistiche dicono che secondo il consuntivo delle settimane bianche e week end sulla neve elaborato da Federalberghi, la stagione 20122013 ha registrato un calo dei vacanzieri del -8,5% e del giro d’affari -13%.
Mentre in Francia tutto l’opposto (ved. qui).

E chissà cosa saranno i francesi se in Italia, quelli che ci “tutelano” in questo dato settore, credono d’essere i campioni del mondo?

Marziani?
Che i nostri “World Champions” (generalizzando neh!) lo siano forse in chiusure, fallimenti e suicidi, ahinoi all’ordine del giorno?

Mah!

E si era nel febbraio dell’anno scorso quando il Bernabò Bocca, il Presidente di Federalberghi, ebbe a dire che: “ … il turismo bianco tiene nonostante la crisi … e continua a crescere. A dircelo sono i numeri e bla bla bla”, solo che i dati alla fine della stagione dell’Osservatorio Italiano del Turismo Montano realizzato da JFC indicarono una flessione complessiva delle presenze pari al -15,4% e del fatturato, pari al -13,5%.
Bel colpo, non c’è che dire.

E che se sommati a quelli sopraddetti dell’anno in corso, portano il totale a delle cifre catastrofiche e non più accettabili.

Ora Bernabò Bocca è diventato Senatore della Repubblica Italiana, mantenendo però la presidenza di Federalberghi e ovviamente anche quell'altra miriade di cariche lunga così.
E alcuni ipotizzano il suo ingresso, in caso di “inciucio” tra il PD e il PDL nella coalizione del prossimo Governo, alla massima carica istituzionale del comparto, e vale a dire la “comoda cadrega” di Ministro del turismo o qualcosa del genere.

Sarà quel che sarà; ma l'augurio strettamente personale è che ciò non avvenga, né tra un po', né mai.
E l'augurio non credo sia solo il mio ... questa volta.








martedì 26 marzo 2013

Alla MITT di Mosca manco un cane che ... dicesse che parliamo il russo


Ormai è un ritornello proprio come una di quelle favole che non finiscono col perentorio “ … e vissero tutti felici e contenti” no, ma invero è tutto l’opposto.

Infatti, nella favola del turismo italiano va sempre a finire che se non muore qualcuno, di certo c’è chi non sta granché bene.


Vuoi vedere che qualche Regione, qualche Comune o qualche vattelappesca che amministra il turismo nazionale, ha finalmente capito come si fa l’innovazione o come si dà la qualità a differenza di altre nazioni?
Niente, e manco se piangi in turco o se frigni in qualche idioma di quelle parti.

Eppure basterebbe veramente poco … anche un’idea balenga o anche uno straccio del saperci fare per inventarsi qualcosa.
Circa vent’anni fa qualcuno che amministrava delle catene alberghiere mise in moto una cosa semplice semplice, e vale a dire che con l’apporto delle istituzioni e delle Camere di Commercio estere, in pochi mesi istruì alcuni elementi nei propri resort o negli hotel, nel caso della MITT di Mosca, per dar modo che due o tre persone del ricevimento sapessero la lingua russa.

Stessa cosa capitò anche nelle altre Fiere del turismo mondiale, dove gli spettanti idiomi non è che siano molto riconosciuti.
Ed è inutile dire che il risultato fu mirabile e si nota, in presenze turistiche, ancora adesso a distanza di tanti anni.

A chi non farebbe piacere sentire il proprio nome ed essere salutato nella lingua natia?
Se poi ci sai fare anche un bel discorsetto, alé, il piatto è bello che servito con i contorni e gli ammennicoli giusti.
E invece no!

Cane se ci fosse stato uno che questa cosa l’abbia pensata o almeno copiata da quello là di vent’anni fa.
Ma vuoi mettere poter scrivere nelle Fiere del turismo internazionale, a caratteri cubitali, che negli alberghi o in ogni dove di quella data Regione potrai sempre trovare qualcuno che sa la tua lingua e potrà comunicarti tutte le informazioni che preferisci?

La spesa?
Ma per piacere, cosa vuoi che sia dopo che conosci i ricavi d’immagine, di qualità e non ultimo quello delle presenze.
Ora, questa è la centesima (circa) volta che lo scrivo o lo ripeto da qualche parte, e chissà se questi grandi “professoroni” alla fin fine lo riescano a capire.

… poi è chiaro che c’è sempre qualche idiota che sostenga che la cosa sia inutile poiché ormai tutti sanno l’inglese, ma a questi manco con il Baygon riesci a farci qualcosa.

Звонок итальянский… col traduttore di Google.


P. S.: Sono sufficienti 4/500 parole per poter capire ed affrontare un discorso in qualsiasi lingua, poi se si studia ancora ...





lunedì 25 marzo 2013

Nota le differenze





Questa è la Stazione ferroviaria di Atocha (Madrid) ... confrontatela con quella della vostra città o paese e poi ... fate voi!










Turismo: ... eppur si muove ... no!


Un giorno, un non vedente era seduto sul gradino di un marciapiede con un cappello ai suoi piedi e un pezzo di cartone con su scritto: «Sono cieco, aiutatemi per favore»

Un pubblicitario che passava da li si fermò e notò che vi erano solo alcuni centesimi nel cappello. Si chinò e versò della moneta, poi, senza chiedere il permesso al cieco, prese il cartone, lo girò e vi scrisse sopra un'altra frase.

Al pomeriggio, il pubblicitario ripassò dal cieco e notò con piacere che quel cappello era pieno di monete e di banconote.

Il non vedente riconobbe il passo dell'uomo attraverso il suo udito finissimo e gli domandò che cosa avesse annotato su quel cartello per produrre tutta quella resa.
Il pubblicitario rispose: "Nulla che non sia vero, ho solamente riscritto la tua frase in un altro modo": «Oggi è primavera e io non posso vederla».

Morale: Cambia la tua strategia quando le cose non vanno molto bene (ved. turismo nazionale) e vedrai che poi andrà meglio.
E valorizza anche le più piccole cose che sono essenziali per la qualità, e vale a dire la prerogativa che marca esageratamente la differenza tra l’anonimato e l’eccellenza.

E se non vedi la diversità, allora la tua cecità è ben peggiore di qualsiasi buio.
Non prenderti in giro da solo e non farlo nemmeno con gli altri.
E dacci una botta perché il tempo non aspetta nessuno, e così pure la concorrenza che ci sta massacrando di botte (ari vedi il turismo nazionale e quello internazionale).







sabato 23 marzo 2013

Belin


Più di una volta mi è capitato di sentirmi chiedere il significato di questa parola che, per chi come me è nato in Liguria, è dato per scontato.

A seconda della confidenza che si ha con l’interlocutore (trattandosi spesso di turisti) può risultare difficile quanto imbarazzante la spiegazione.
Pubblico quindi volentieri questo “Dizionario du Belin” trovato su Facebook sperando risulti utile a tutti.

Dizionario du belin

Il famoso intercalare ligure è ben più di una semplice parolaccia. A ben vedere, permette di creare un vero e proprio linguaggio, utile in ogni occasione, un po’ come il “puffare” degli ometti blu. Occorre lasciarne testimonianza prima che tutto questo si perda con i dialetti. Ecco alcuni esempi.

Belin: organo sessuale maschile, ma anche rafforzativo nelle frasi.
Belinbelino!: esclamazione di sorpresa e/o apprezzamento. Come:
Pou belin!: perbacco!
Ou belin!: insomma!
Du belin: del cavolo
In belin: niente

I prefissi fanno miracoli. Ecco:
Desbelinarsi: cavarsi d’impaccio.
Da cui: Desbelinato: persona sveglia e accorta.
Imbelinarsi: inciampare e/o cadere rovinosamente. In una diversa accezione:
Cosa (mi) imbelini? : cosa combini?
Me n’imbelino! : e che caspita! Mentre: e io me n’imbelino: me ne infischio.
Malimbelinato: conciato male, malvestito. Non esiste verbo corrispondente al participio.
Così come per: abbelinato: persona sciocca. Simile è anche l’accrescitivo: belinone: allocco, gonzo.

Da cui:
Belinata: errore, sciocchezza, cosa di scarsa difficoltà e/o importanza (quanti significati in un termine!!!)
Menabelino: provocatore, prendingiro
Menabelin cou cu: provocatore particolarmente efficiente
Sussabelin: scocciatore

Passiamo ora alle frasi.
U belin u l’e’ u pue di belli: genealogia, il belino è il padre di ogni bellezza
U belin cu te neghe: possa tu soffocare grazie al belino
Portare via il belin: andarsene
Tirare il belino: prendere in giro. Forse di diretta derivazione dall’inglese “to pull one’s leg”, da intendersi però come la terza gamba.

Simile è:
Menare il belino (da cui menabelino, vedi sopra)
Non ce n’ho (per) il belino : non ho voglia
Mi gira il belino. (me vira u belin): mi sto arrabbiando, sto rapidamente cambiando idea, prendendo una decisione irosa
Alla belin di cane: fatto male, alla carlona
Farsi mangiare il belino dalle mosche: essere ignavi, incapaci
Farsi crescere l’unghia sul belino : non avere una vita sessuale brillante
Me ne battu u belin (variante e precisazione: in sce i scoeggi de Buggiascu): me ne frego.
Mancu pe in belin e mancu pe dui: per nulla al mondo, non ci penso neanche
G’ho in tu belin…: ho l’impressione che…
A l’ha vistu ciu belin le, che u pisciatoiu…: dicesi di donna di facili costumi.

 Concluderei citando Fabrizio De Andrè nella canzone “Sinàn Capudàn Pascià”: a sfurtûn-a a l’è ‘n belin ch’ù xeua ‘ngìu au cû ciû vixín che vorrebbe dire: la sfortuna è un belino che vola in giù al culo più vicino.


P. S.: ... e di usare l'hashtag #belin non se ne parla proprio, vero?... che oltretutto sarebbe perfetto per la Liguria


Turismo Accessibile: già ottimi risultati alla 5a edizione di Gitando.all!


Con 4.900 visitatori solo il primo giorno, partenza alla grande per Gitando.all, il  salone del turismo e sport per tutti

Gitando.all 2013, il salone dedicato al turismo e allo sport per tutti in corso a Vicenza, apre i battenti con il BIFA – Buy Italy for all ed è subito successo. Tanti incontri alla Borsa del Turismo di Qualità e del Turismo Accessibile organizzata da V4A® con la collaborazione di Regione del Veneto e Fiera di Vicenza S.p.a., e con la collaborazione ed il Patrocinio di ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo -, nell’atmosfera frizzante delle grandi occasioni: 70 Buyer internazionali provenienti da Europa, America, Brasile e Russia interessati ad acquistare turismo di qualità e turismo accessibile italiano, hanno incontrato più di 120 seller italiani tra strutture turistiche ricettive, tour operator incoming e agenzie di viaggi, consorzi, cooperative, associazioni, fondazioni e aziende fornitrici di servizi e ausili per la vacanza. 

Una folta partecipazione anche per la prima edizione dell’appuntamento dedicato al Business for all, la Tavola Rotonda "Retail for all. Il valore dell’accessibilità per una retail experience & fun adatta a tutti i consumatori", rivolta a Direttori tecnici di centri commerciali, Direttori responsabilità sociale d’impresa, Direttori di centri commerciali, Direttori di parchi divertimento, Packaging manager,  che ha promosso una riflessione sul tema dell'accessibilità degli esercizi commerciali, con particolare riferimento ad anziani, disabili e famiglie con bambini piccoli, per permettere a tutti di vivere una shopping experience piacevole minimizzando le limitazioni di mobilità e di accessibilità ai prodotti. 

Tanti gli imprenditori turistici che hanno partecipato nel primo pomeriggio al Convegno “V4A® e l’Ospitalità Accessibile”, interessati a capire come fare per progettare una Ospitalità Accessibile in grado di far sentire ogni Ospite protagonista attivo della propria vacanza: un obiettivo per tutti coloro che hanno a cuore il benessere e la soddisfazione di tutti i propri Ospiti , creando valore per le imprese secondo valori di V4A®. 

Roberto Vitali, presidente di Village for All - V4A®, organizzatore di Gitando.all insieme a Fiera di Vicenza S.p.a e Regione del Veneto con il Patrocinio del Ministero del Turismo e di ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo, dichiara: “Grande attenzione da parte degli imprenditori interessati a comprendere come il Turismo Accessibile possa diventare un’opportunità per le loro strutture e per questo tanti gli interessati al Marchio V4A®. La prima delle quattro giornate del Primo Salone italiano dedicato al Turismo Accessibile è andata anche oltre le nostre previsioni più ottimistiche”. 

Testimonial - Durante la giornata è stato presente nei padiglioni Andrea Stella, anche quest’anno testimonial della manifestazione, instancabile operatore per i diritti delle persone con disabilità. Per la sua ultima impresa, la traversata dell’Atlantico con il suo catamarano accessibile “Lo Spirito di Stella” nella quale è stato affiancato anche da Gitando.all e V4A®, Stella ha issato sulle vele la Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità e il Manifesto del turismo accessibile. “I diritti solcano l’oceano” è il suo motto, all’insegna della sostenibilità ambientale e dell’inclusione. 

Ricordiamo che a Gitando.all, ospitato negli spazi di Fiera Vicenza fino al 24 marzo, ci sarà la possibilità di conoscere da vicino strutture, regioni e destinazioni turistiche particolarmente sensibili al target dei turisti con esigenze particolari, ma non solo. Si potranno provare alcuni prodotti tecnologici, ausili per la comunicazione, per la mobilità e tutto ciò che può rendere la vacanza davvero per tutti. 


Per info: 
Gitando
V4A® Stand: Pad. F – n°250
Email: stampa@villageforall.net - infoV4A@V4A.it 
Sito: www.V4A.it 


venerdì 22 marzo 2013

italia.it: in quale Paese del mondo ...

... e nel 2013 si ostinano a fare comunicazione turistica in questo modo qui!











L'ospitalità ha qualcosa di magico ... (Ettepareva)


Can enjoy the show (sic!)


Naturalmente è ancora tutto merito della Struttura di Missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia.
Ora decaduta, speriamo per sempre.


“La qualità è un concetto soggettivo, e in questo caso gli spot devono colpire un target preciso, diverso sicuramente da chi lavora nel turismo e da chi ama il nostro Paese.  Il messaggio è semplice e secondo me accattivante “Scopri un nuovo mondo, scopri l’Italia”. Il costo è stato risibile, 40mila euro complessivi per i 4 spot. Ma si tratta solo dell’inizio. E’ nostra intenzione continuare con una grande campagna rivolta al mercato italiano, a più target di consumatori, utilizzando tutti i canali di comunicazione possibili dalle TV ai social network.”[nota bene: circa i costi, non si parla di questi spot sopra, eh... ma di questi altri capolavori]
“Io credo che il messaggio sul nostro Paese debba prendere una strada diversa da quella che abbiamo fino ad ora perseguito…”
“Noi abbiamo la fortuna che gli altri non hanno, abbiamo i contenuti (le materie prime per la comunicazione) e dobbiamo sforzarci di ritrovare creatività e fantasia per comunicarli e valorizzarli.”
“…e non credo sia un problema di risorse economiche, ma un problema di approccio culturale.”
[Flavia Coccia, coordinatore Struttura di Missione per il rilancio dell'immagine dell'Italia - 04/09/2012 -Officina Turistica]

La fonte, manco a dirlo, è di frap1964 (blog Magic Italy) ...

Gli altri?
Danzano ... trallallero trallallero trallallà!

... e poi saremmo noi gli strani ... ma ci facci il piacere, ci facci!






giovedì 21 marzo 2013

Bernabò Bocca non è di certo come il Papa ... e probabilmente manco un "chierichetto"


Non credo che Bernabò Bocca possa essere stato un buon centometrista o uno che le cose le fa in un battibaleno.

E’ anche vero che un conto è lo sport, mentre tutt’altro sia prendere delle decisioni che a volte abbisognano di molto più tempo, ovvio.

Ma l’ovvietà sembra che sia merce assai rara di questi tempi, e di conseguenza le scelte hanno tempi da bradipi, e per di più anche stanchi.

Comunque sia il suo andazzo, di cui non m’importa granché un (vedi la rima), Bernabò Bocca è diventato Senatore della Repubblica Italiana.
E a suo dire, sembra l’abbia fatto perché trovava sbagliato arrendersi, mostrare la bandiera bianca di fronte alla crisi, mentre è giusto impegnarsi perché le cose migliorino.
 
Ora il Bocca ha un quantitativo industriale di presidenze, CDA e bla bla bla, e benché lui sostenga che l’essere amministratore di Federalberghi e contemporaneamente Senatore non sia assolutamente un conflitto d’interessi, ma semmai una semplice questione di opportunità essendo, infatti, un rappresentante del Governo e delle imprese.
 
Ora di casi precedenti non ne ricordo alcuno ma si vede che ce n’è.
Boh?
 
Solo che il Bocca, non troppo tempo fa sostenne che lo strapassato 14 febbraio (40 gg. fa) avrebbe deciso il cosa fare (dimettersi o no) durante una riunione del Consiglio direttivo di Federalberghi.
E anche in questo caso un bel “boh?” anche perché non s’è saputo nulla.
E sul sito dell’associazione c’è ancora “esso”.
 
Mentre sono imminenti le sue dimissioni dal CDA dell’Enit (Agenzia nazionale del turismo), ma non perché lo voglia lui, per carità (e figurati se molla una cadrega), ma unicamente per il turnover già programmato da tempi non sospetti.
 
Dicono che il Papa si sia dimesso non ritenendosi all’altezza della sua posizione e che altri avrebbero potuto fare di meglio … ma Bocca no.
 
B. B. probabilmente è convinto che meglio di lui non ci sia nessuno … peccato che io, e moltissima altra gente, si pensi diametralmente e completamente e assolutamente e interamente e totalmente e pienamente ... all’opposto.
 

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