venerdì 6 dicembre 2013

Turismo: dislike

Oltre a fermare il declino, qui bisognerebbe fermare il degrado mentre il continuare a crederci è diventato utopistico.

Parlo del turismo tanto per cambiare.

Da tempo i "capi" di questo settore argomentano che l'ascoltare quelli "del basso", e vale a dire coloro che non appartengono a nessuna associazione, ente, partito politico e bla bla bla, produce un tantum per l'intero comparto ... dicono.
E in ogni dove ci si riunisce per farli parlare, ascoltarli e ogni tanto ci scappa pure il contentino al loro indirizzo.
Chessò, un "mi piace" su feisbuc oppure l'indispensabile (per loro) retuitt che tanta gioia da.

Poi, per quelli che sanno argomentare un qualsiasi cosa che già si sapeva fin dai tempi degli antichi romani ma senza dimenticare l'indispensabile ausilio dei congiuntivi e condizionali perfetti, ecco che gli arriva l'ambito premio di fornirgli una platea.
Finisce che la focaccia genovese pucciata nel cappuccino a Sestri Ponente al mattino (non proprio una zona prettamente turistica alla periferia di Genova) e che ha un costo all'incirca di due euro, ha più valore dell'accensione simultanea degli alberi di Natale di New York e Rapallo a costo zero (ved. qui).
Il tutto dipende da quanti "amici" ognuno dispone sul social e dai ripetuti e gratificanti "ai laich" o "retuitt" che uno riceve.

Dimenticavo un altro vantaggio.
I "capi" se ne glorificano per la gioia di tutti e tira a campà (è sufficiente leggere nel web il continuo e il ripetuto nonché eccessivo immotivato compiacimento dei loro meriti) , mentre i turisti non aumentano mai.

Per l'occasione, a conferma, è sufficiente informarsi presso le varie Camere di Commercio distribuite sul territorio nazionale (se uno vuole fare prima c'è UnionCamere), sulle chiusure commerciali della ristorazione e del ricettivo presso le medesime, mentre nei tribunali si possono estrapolare i fallimenti e all'Inps il quantitativo industriale dei disoccupati che ogni giorno aumenta sempre di più.
Non mancano nemmeno, e questa cosa fa proprio schifo (opinione personale nei confronti di chi non interviene pur potendo), i suicidi che ogni tanto appaiono per mezzo dei media.

Qualcosa non va e non torna, infatti i risultati ... ma come quasi sempre accade a seguito della critica "costruttiva", qui s'è studiata la soluzione affinché l'apporto di quelli "dal basso" sia veramente produttivo anche senza i "ai laich" e i "retuitt" che alla fine dei conti non servono a un .....









6 commenti:

  1. Ed è anche per questo che sui social non ci andrò mai.

    RispondiElimina
  2. E nel turismo non è la stessa cosa?

    Crolla il gettito dell'Iva nel 2013, aspettando tempi peggiori. Non serve un premio Nobel per l'economia per capire che, aumentando l'imposta sui consumi, il cittadino sia costretto a risparmiare maggiormente facendo arrivare meno soldi alle casse dello Stato. Eppure, passano i governi ma la ricetta italica è sempre la stessa: se le tasche sono vuote, allora si alza l'aliquota. Con effetto-kamikzae, evidentemente. In attesa di conoscere i dati tra qualche mese, quando l'Iva sarà al 22%, nei primi mesi del 2013 l'imposta (ancora al 21%) ha portato allo Stato il 5,2% di guadagni in meno, pari a 3,7 miliardi.

    Pioggia di tasse - I dati, rilancia il Codacons, "dimostrano una volta per tutte che la stima di gettito fatta dal Governo, secondo il quale grazie all'aliquota Iva al 22% si incasserà 1 miliardo in più nel 2013 e 4 nel 2014, è una favoletta raccontata agli italiani e, soprattutto, all’Europa". Secondo Adusbef e Federconsumatori, la perdita entro fine anno potrebbe oscillare tra i 5,5 ed i 6 miliardi, se il Governo non revoca l'aumento dell'imposta al 22 per cento. Il dato che dovrebbe far riflettere tecnici e ministri è soprattutto uno: il gettito delle entrate tributarie dei primi otto mesi del 2013, pur in presenza di una congiuntura economica negativa, risulta sostanzialmente invariato rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Entrate per 267.964 milioni di euro (-722 milioni, pari a -0,3% rispetto allo stesso periodo del 2012). Segno che, nonostante la crisi, qualche segnale di ripresa (specie sul fronte della lotta all'evasione, con introiti saliti del 2,3%, di 107 milioni di euro) c'è. Calcando sull'Iva, però, si rimetterebbe pericolosamente in moto il meccanismo della recessione, l'unica cosa che non occorre alla malandata economia italiana. E a risentirne nel 2013 sono stati tanto il prelievo sugli scambi interni (-2,0%) quanto quello sulle importazioni (-22,1%). In un clima, peraltro, di rafforzamento della pressione fiscale, salita di 3,4 miliardi (solo l'Ires è cresciuta del 7,5%, di 1,3 miliardi).

    RispondiElimina
  3. ... e da un po l'hanno portata al 22% ... se non sbaglio dovrebbe esserci una Legge che punisce coloro che producono del danno alle casse statali.

    RispondiElimina
  4. Questo post 'mi piace'


    A te piace che 'mi piace'?

    RispondiElimina

Visualizzazioni totali