lunedì 29 novembre 2010

Dedicato a coloro che s’inventano nel turismo e a (Brambilla, Enit, eccetera eccetera?)

Le competenze e la (mia) stupidità.
Ho appena comprato un paio di splendidi coltelli per la mia cucina. Non è stata una spesa da poco, ma quella dei coltelli è il genere di spesa che non può essere fatta al risparmio, e chi è nel ramo arrosti, spezzatini e buridde lo sa.
Un momento; ma cosa c’entrano i coltelli con quelli che s’inventano “professori” del turismo?
Seguitemi ancora un po’ e lo capirete, e poi è anche divertente; almeno credo.
Comunque, a dire il vero pensavo di averla già fatta questa spesa, una volta per sempre qualche decennio fa, ma qualcosa è successo, chissà dove e perché, e già agli inizi dell’autunno le lame di casa hanno preso a dar indizi di “appiattimento e ottusità”.
Le cose di casa hanno anime complesse e cariche di reconditi misteri, e ci danno segnali e ci parlano senza essere sempre e prontamente capite; distratto da futili ubbie e defatiganti ambasce intorno alla grave situazione del turismo del Paese, ho trascurato il grido di dolore che saliva dal banco della mia cucina, fino a ridurmi di non poter più pelare un kiwi, affettare un roast-beef, servire agli ospiti due fette di pane come si deve. E quando ho messo mano all’acciarino e alla pietra da mola è stato ormai troppo tardi, avendo dimenticato che ciò che le cure casalinghe possono è mantenere il filo, non resuscitarlo.
Tutto quello che mi è rimasto da fare, è stato recarmi in pellegrinaggio dal coltellato della città, l’ultimo e il monopolista. Nella sacca i miei ottusi coltelli come un fascio di Lazzari da resuscitare.
Il coltellaio ha dato un’occhiata distratta e poi ha preso a dirmene di tutti i colori.
Bruscamente, con voce segnata da un filo tenace di schifo, sguardo curvato dallo sdegno, mi ha elencato le ignominie di una vita vissuta nell’incoscienza e nella sbadataggine e nell’irresponsabile ignoranza. Ho scoperto dopo trent’anni che il coltello con cui ho affettato migliaia di arrosti era nato, innocente, come coltello dei formaggi (!?) e quello che ho tenuto saldamente in pugno per gli usi universali era stato creato per il disossamento. Sono venuto a sapere che solo un idiota può pensare di usare lo stesso coltello per due diverse materie, la stessa lama per frutta e verdura. Inane ho subito un trattamento da pezza dei piedi mentre alle mie spalle si allungava la fila di clienti man mano pertecipi e a loro volta schifati da tanta stupidità in un uomo maturo che, si sapeva, aveva anche il coraggio di dare lezioni morali e tecniche sul turismo a mezzo di internet e stampa.
Ho pensato per tutta la vita d’essere un dignitoso cuciniere, un affezionato della preparazione accorta dei cibi, e mi sono trovato una fredda mattina di caliginoso autunno a considerare come non sapessi niente della vita, della vita che conta, quella della materia, dell’anima della materia.
Così mi è stato fatto capire.
Alla fine ho lasciato le mie lame spuntate alla carità del coltellato e ho chiesto il gran favore di acquistarne almeno un paio di nuove.
Mi è stato offerto di sceglierne da una panoplia, con il gesto di chi è costretto dalla crudeltà del destino a vendere le proprie figlie a un bruto.
Ho chiesto il bel gesto di un consiglio che mi è stato rifiutato, e alla fine ho preso un vero coltello da arrosti e un meraviglioso coltellino per triti fini. Naturalmente non ho chiesto lo sconto e non mi è stato proposto, ho pagato una cifra inverosimile, verosimilmente maggiorata da una multa per colpevole stupidità. E sono tornato a casa con la convinzione di aver subito una delle più devastanti umiliazioni della mia vita. E che me la sono meritata.
Perché sempre più mi vado convincendo che l’ignoranza e l’incoscienza, la condizione che pare il il principio dominante per l’assoluzione da ogni peccato, colpa, delitto, disastro, sconfitta, debba essere imperdonabile, e la competenza, la coscienza e la conoscenza, abbiano il dovere di affermarsi e prevalere sulla colpevole stupidità, sconfiggere e dominare lo sfacelo che ne è generato.
Tornando a casa sono passato dalla mia farmacia e ho saputo che il vecchio farmacista capostipite è morto. E’ stato un dolore, perché gli ero affezionato ed è stata una delle persone stimabili che mi piaceva incontrare.
Era un uomo riservato ma di principi, persino estremi, come è tipico dei farmacisti della vecchia scuola, ed era bello e confortante sentirlo esprimerli con retta e ferma onestà. Sapeva fare le cose della farmacopea avendo una scienza della materia che da tempo è ritenuta inutile e improduttiva. Da lui sono stato illuminato sul fatto che la scadenza dei medicinali si configura il più delle volte come una truffa commerciale, da lui sono stato fornito di galenici efficaci assai più dei vigenti prodotti di moda, come ho avuto nel tempo buoni consigli sulla coltivazione degli ortaggi, la potatura e altre fondamentali istruzioni di vita.
Quel vecchio signore apparteneva alla stessa classe del coltellato, era detentore di competenze e conoscenze preziose, e, anche se assai più garbatamente, combatteva la sua educante battaglia contro le stupide incoscienze.
Proprio due belle persone che conoscevano e conoscono molto bene il proprio lavoro e che sicuramente l’amavano molto.
Uomini preziosi che rischiano di non mancare a nessuno, perché a nessuno pare possa piacere di ricevere lezioni, nonostante non ci sia di meglio che avere a disposizione qualcuno che te le sappia dare.
E … visto che c’entra?

Tutto di Maurizio Maggiani e pochissimo di me

5 commenti:

  1. Per uno, come te, che per molti anni ha insegnato cucina internazionale nel mondo, è un grosso problema.
    Sarà che dopo essere andato avanti nella carriera ti sei dimenticato degli albori?
    Naturalmente sai che scherzo e che il buon Maggiani ti ha dato lo spunto per far capire a chi di dovere che ...
    Bellissimo l'articolo e molto luminante.
    :-D

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  2. "Tutto di Maurizio Maggiani e pochissimo di me"
    ...e un pochino, poco poco eh, magari c'entro anch'io non trovi? :)

    http://www.robertamilano.com/2010/11/nessuno-si-senta-escluso.html

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  3. @Francesco

    Pensa che domenica avevo ospiti e sono riuscito a bruciare un coniglio alla ligure (vino rosso, olive taggiasche, rosmarino e aglio con una lieve di passata a metà cottura; anzi, a dire il vero, sono stati due i conigli finiti in carbone.
    Per fortuna mi sono venute a favore quelle poche cose che ricordo e sono riuscito a combinare dell'altro in poco tempo.
    Diciamo che mi è andata bene.
    Però i coltelli sono in filo perennemente; disfunzione o remore del passato?

    ;-)

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  4. Molto allusiva o sbaglio?

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